– ANSA – TERAMO – Nell’ambito di una complessa indagine coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L’Aquila, i carabinieri del R.O.S. e i finanzieri del G.I.C.O. del capoluogo abruzzese stanno dando esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 indagati (8 di origine tunisina e 2 italiana), indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalita? di terrorismo. Gli indagati, tramite alcune societa?, creavano numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro, in parte frutto di evasione fiscale, da destinare anche al finanziamento di attivita? riconducibili all’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”, nonche? in favore di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali gia? condannato in via definitiva per associazione con finalita? di terrorismo internazionale. In corso anche il sequestro di somme ed immobili per oltre un milione di euro. I dettagli dell’operazione verranno forniti in occasione della conferenza stampa prevista per le ore 11:00 della corrente mattinata presso l’Aula D del Tribunale di L’Aquila. AGGIORNAMENTI ANSA – L’AQUILA. “Abbiamo ragionevole certezza che il sodalizio colpito dai nostri provvedimenti oggi creava fondi neri che venivano trasferiti in Turchia, luogo dal quale venivano utilizzati per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti terroristi”. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Michele Renzo, nel commentare l’operazione della Dda, che ha portato ai dieci arresti nel Teramano. Renzo ha voluto poi fare i complimenti alle forze dell’ordine che hanno effettuato le indagini. “La grande capacità dei carabinieri di controllare il territorio e l’apporto indispensabile della Gdf per le competenze specifiche dimostrano che è indispensabile che le differenti forze di polizia debbano lavorare in maniera complementare per esaltare le loro competenze”. L’indagine nasce nel 2015 ed è partita dalla posizione dell’Imam di Martinsicuro (Teramo) che aveva espresso posizioni anti occidentali basate sull’incitamento al terrorismo. Da lì sono cominciate le indagini dei carabinieri, sviluppate a livello nazionale e internazionale che poi hanno portato alla scoperta della rete terroristica sgominata dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di finanzia coordinati dalla procura distrettuale antiterrorismo dell’Aquila. Il dato emerge dall’intervento del comandante nazionale dei Ros, Pasquale Angelosanto, nel corso della conferenza stampa tenuta stamani all’Aquila. I fondi neri scoperti ammontano a oltre un milione di euro. L’indagine ha portato al controllo di 55 persone, all’iscrizione al registro degli indagati di 17 e all’arresto di 10. Il principale indagato nell’inchiesta sul terrorismo scoperta dalla Procura antiterrorismo dell’Aquila è un tunisino, finito in carcere nell’operazione di stamani, che commerciava in tappeti e ristrutturazioni edili. L’uomo risiedeva a Torino ma aveva la dimora ad Alba Adriatica (Teramo), come emerso nella conferenza stampa di stamani all’Aquila, ed organizzava il trasferimento di denaro in Siria e Turchia anche per “favorire il passaggio di aspiranti terroristi” in quei paesi. “Il denaro veniva
trasferito con operazioni illegali tra cui fatturazioni false, con trasferimenti con corrieri e anche con il pagamento di somme superiori ai dipendenti che poi portavano indietro la parte eccedente – ha spiegato il comandante regionale abruzzese della Gdf, Gianluigi D’Alfonso”. Già dalle prime indagini è emerso l’ingiustificato flusso di danaro che transitava anche in Germania e Svezia. I movimenti ammontano a oltre un milione di euro. “Non siamo qui per spargere paura ma per garantire che qualsiasi segnale sarà verificato nell’ambito delle nostre povere capacità”. Così il procuratore antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo, sulla operazione che ha portato a sgominare una organizzazione dedita ad attività antioccidentale che dall’Abruzzo aveva ramificazioni in tutta Europa. In riferimento alla pericolosità dell’organizzazione, il procuratore, nel corso della conferenza stampa che si è svolta all’Aquila, ha sottolineato che questa cellula terroristica è un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo “perché la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo”. C’è anche una commercialista torinese tra le dieci persone arrestate nell’inchiesta sul finanziamento al terrorismo della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di L’Aquila. La professionista è accusata di tenere la contabilità del gruppo, mascherando gli illeciti tributari che servivano a finanziare il terrorismo in Siria, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti – molte delle quali ‘autoprodotte’ – per oltre 2 milioni di euro. Documentazione contabile è stata rinvenuta nel corso delle perquisizioni effettuate anche in Piemonte, oltre che in Abruzzo. All’attività odierna hanno collaborato i Comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza di
Torino. Hanno creato fondi neri per oltre un milione di euro, in parte frutto di evasione fiscale realizzata con fatturazioni false, per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti legati all’organizzazioneradicale islamica ‘Al-Nusra’. La cellula terroristica, composta da dieci persone – otto tunisine e due italiane – è stata scoperta e sgominata in Abruzzo dai carabinieri del ROS e dai finanzieri del GICO dell’Aquila sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L’Aquila. L’indagine, partita nel 2015 dopo che l’Imam di Martinsicuro (Teramo) aveva espresso posizioni anti occidentali basate sull’incitamento al terrorismo, ha portato al controllo di 55 persone, all’iscrizione nel registro degli indagati di 17 e all’arresto di dieci – due in carcere, gli altri ai domiciliari – tra le quali lo stesso Imam e una commercialista di Torino: tutti sono indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo. Il principale indagato è un tunisino, finito in carcere, che commerciava in tappeti e ristrutturazioni edili. L’uomo risiedeva a Torino, ma aveva la dimora ad Alba Adriatica (Teramo), ed organizzava il trasferimento di denaro in Siria e Turchia anche per “favorire il passaggio di aspiranti terroristi” in quei paesi. “Il denaro veniva trasferito con operazioni illegali – ha spiegato il comandante regionale abruzzese della Gdf, Gianluigi D’Alfonso – tra cui fatturazioni false, con trasferimenti con corrieri e anche con il pagamento di somme superiori ai dipendenti che poi portavano indietro la parte eccedente”. Già dalle prime indagini è emerso l’ingiustificato flusso di danaro che transitava anche in Germania e Svezia. Secondo il procuratore antiterrorismo dell’Aquila, Michele Renzo, la cellula terroristica era un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo “perché la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo”. La commercialista torinese è accusata di avere tenuto la contabilità del gruppo, mascherando gli illeciti tributari che servivano a finanziare il terrorismo in Siria, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti – molte delle quali ‘autoprodotte’ – per oltre due milioni di euro. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati circa un milione di euro ad alcuni indagati e quattro appartamenti tra Martinsicuro ed Alba Adriatica (Teramo), di proprietà di altre persone finite nei guai. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, nell’esprimere il proprio “sincero ringraziamento alle forze dell’ordine e alla magistratura che hanno sgominato una banda di terroristi radicata nel territorio abruzzese”, ha rilevato che si è trattato di una scoperta inquietante che ci ricorda come non si debba mai abbassare la guardia per garantire la sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini” – ANSA –