L’AQUILA – “Le recenti dichiarazioni del Presidente Marsilio, apparse quest’oggi sulle pagine di una testata giornalistica, hanno più la veste di uno sfogo che non di riflessione o sincero tentativo di confronto. L’ennesimo, goffo, atto di chi, al dialogo, preferisce l’imposizione del proprio pensiero come, d’altronde, abbiamo bene imparato a conoscere durante questi sei anni. Caro Presidente, dov’era questo confronto quando è stata approvata la delibera di Giunta ‘barra C’? Magari potrebbe dare spiegazioni anche sul dove si trovava quando il progetto di legge, chiuso a doppia mandata, ha concluso il suo iter in una prima commissione dove le audizioni sono state una farsa, perché nessuno della maggioranza ha accolto le grida di dolore dei portatori d’interesse, che sono stati ascoltati solo grazie all’insistenza delle opposizioni. Prima di quel momento, nessuno del suo governo si era degnato di convocarli o di ascoltarli. Il suo governo ha blindato ogni provvedimento con arroganza e paura di ascoltare. E adesso pretende pure di fare la morale?”, così la nota del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Francesco Taglieri.

“Difendo con forza e rispetto il professor Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, economista serio e competente, capace di aggregare forze politiche diverse attorno a un programma costruito sulle esigenze vere dei cittadini. L’attacco che lei gli ha rivolto non è solo fuori luogo – prosegue il consigliere – è un insulto a chi ha messo la propria competenza e la propria reputazione al servizio dell’Abruzzo. Un comportamento da Presidente scomposto, nervoso, che ha smarrito il senso delle istituzioni. Lei, Presidente, parla di legalità e regole, ma in sei anni il Regolamento del Consiglio regionale è stato sistematicamente ‘interpretato’– per essere eleganti – in maniera vergognosa. Avete scritto emendamenti ai subemendamenti per piegare le procedure alle vostre esigenze, avete usato la ‘ghigliottina’ in aula ogni volta che il confronto con l’opposizione diventava troppo difficile da sostenere. Uno strumento che in passato criticavate duramente e che oggi brandite come arma di sopravvivenza politica. Ma c’è di più. In un passaggio della sua lettera – nel tentativo maldestro di screditare chi manifesta – lei ammette che le vostre manovre d’aula servono a conquistare consensi sui territori. Lo ha scritto nero su bianco. Sa cosa significa? Che sta confessando pubblicamente di usare il potere istituzionale per scopi elettorali. Altro che confronto, questa è occupazione del potere. E lo dico con chiarezza: la manifestazione che ha occupato pacificamente l’aula è stata un atto democratico, legittimo e necessario. Non c’è stato alcun atto violento, nessuna intimidazione, solo cittadine e cittadini che hanno detto basta. I giovani democratici hanno persino pulito l’aula prima di andarsene. Altro che ‘bivacco di manipoli’. Quella che lei chiama ‘teppa rossa’ sono i volti puliti di un Abruzzo che lei ha tradito, illuso e umiliato. Lei governa con numeri risicati, costretto a correre in aula per non perdere il numero legale, eppure ha la presunzione di parlare di ‘pensiero critico’ “.

“Ha smantellato la sanità pubblica, distrutto il sistema dei trasporti, cancellato aree protette, e ora sogna le trivelle in mare nella ‘regione verde d’Europa’. E mentre lei affonda l’Abruzzo nel fango dei suoi interessi, i dati parlano chiaro: secondo l’ultimo report della Cgia di Mestre, oltre 317 mila abruzzesi sono a rischio povertà o esclusione sociale. Un cittadino su quattro non riesce a far fronte alle spese quotidiane. Non è solo un numero, è il fallimento di un’intera visione politica. Altro che rilancio: la vostra eredità è una terra impoverita, dove le famiglie fanno i conti con stipendi bassi, servizi inadeguati e un futuro sempre più incerto. Marsilio non guida l’Abruzzo, lo colonizza. Lo usa per occupare poltrone, costruire carrozzoni, nominare alleati e distribuire consulenze. E quando incontra il dissenso, lo deride o lo reprime con gli strumenti che una volta definiva ‘abusi di potere’. Noi non ci stiamo. Il MoVimento 5 Stelle continuerà a difendere chi in questa regione si sente escluso, ignorato, tradito. Continueremo a opporci a un Presidente che ha perso il contatto con la realtà, e che ora, nel secondo mandato, si comporta con ancora più arroganza del primo. Presidente, se c’è un ‘Pinocchio’ in questa storia, è lei. E la fatina che spera venga a salvarla non è l’opinione pubblica, è solo il suo riflesso nello specchio del potere”, conclude Taglieri.