PESCARA – “Più confusione che certezze destano le ordinanze del Presidente della Regione in materia di covid. Da quando è iniziata la pandemia Marsilio ne ha sfornate oltre 100, alcune in controtendenza con le normative nazionali, altre intempestive o schizofreniche al punto da essere ritirate, altre ancora, come l’ultima, di difficile comprensione persino per addetti ai lavori e chi dovrebbe contribuire a farle applicare sul territorio. Così, in una regione che da settimane ha raggiunto i valori peggiori d’Italia sia per il livello di saturazione delle terapie intensive che dei reparti di area medicina occupati da pazienti COVID-19 e il peggior rapporto nazionale tra vaccinati e popolazione residente, gli amministratori, le categorie e la comunità tra mille difficoltà devono lambiccarsi il cervello per capire cosa fare. È necessario agire con chiarezza, senza produrre problemi inutili, facendo da riferimento al territorio e non complicandogli la vita, resa già dura dalla pandemia”, questa la lettura politica del capogruppo Pd Silvio Paolucci in Consiglio regionale circa il nuovo atto presidenziale sul covid.
In assenza di solide programmazioni con sistemi di sorveglianza, tracciamento e monitoraggio territoriale e domiciliare saltati, l’Abruzzo continua ad essere una delle regioni che sin dall’inizio dell’emergenza ha trascorso più giorni con le maggiori restrizioni, sono 146 secondo il Dossier “Le imprese nella pandemia: marzo 2020 – marzo 2021” di Confesercenti, ben al di sopra della media nazionale (119 giorni): “Ben quattro mesi, solo da novembre 2020, fra zona rossa, poi arancione-rossa, oggi “arancione scuro”, per ottenere cosa, se i dati sono sempre allarmanti? – si chiede Paolucci – L’unico risultato evidente, ci sembra più la ricerca del conflitto istituzionale col Governovista anche l’attuale collocazione politica del Presidente, che lo spinge a un continuo scaricabarile delle decisioni maggiormente impopolari. È successo in autunno con l’anticipo della zona rossa che ha danneggiato il commercio regionale, incastrando il comparto nelle massime restrizioni proprio nel periodo delle Feste natalizie. Si è ripetuto col maldestro tentativo di uscirne senza il placet governativo, con un’ordinanza fai-da-te per anticipare il cambio colore, che ha visto l’Abruzzo soccombere dinanzi al Giudice amministrativo. Poi è stata la volta di Comuni entrati e usciti alla zona rossa nel giro di poche ore, emblematico il caso di Pacentro e altri centri aquilani. È successo anche venerdì: con l’ordinanza che ha sbiadito i colori del DPCM Conte, infilando i diversi Comuni decretati solo poche settimane fa “area rossa”, in una nuova zona particolare: la “zona Marsilio”, che sta creando imbarazzo agli enti locali! Il tutto senza affrontare i reali motivi del perché siamo la Regione con un altissimo numero di giorni di restrizioni: l’assenza di qualsiasi programmazione.
Sembra comico, ma non lo è, se da un anno a questa parte, al metti l’ordinanza e togli l’ordinanza si aggiunge il fatto che:
– siamo quelli messi peggio in Italia sul fronte economico, con oltre 1.300 imprese a rischio chiusura;
– in ritardo sull’adozione del Piano vaccinazione per la fase 2, tanto che leggiamo che Marsilio conviene con noi sull’esigenza di vaccinare almeno 10.000 persone al giorno per immunizzare l’Abruzzo;
– in ritardo sull’attuazione delle misure del Cura Abruzzo 1 e 2, con le imprese ancora senza gli aiuti promessi;
– in ritardo sulle opere per potenziare l’offerta sanitaria COVID-19 negli ospedali, nonostante le risorse governative aggiuntive per oltre 100 milioni di euro;
– in rosso con i conti delle Asl che rischiano di riportarci a un commissariamento da cui siamo usciti nel 2018;
– fermi al palo persino sul nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei 2021-2027, con 550 milioni di euro ancora da spendere, ultimi tra le regioni italiane per il POR-FSE, penultimi nel POR-FESR, terzultimi nel PSR-FEASR in relazione all’avanzamento di spesa.
Il Presidente Marsilio, allora, prenda per mano una Regione sempre più alla deriva, partendo dall’adozione di un Piano vaccinale anti COVID-19 chiaro e puntuale per essere pronti, quando la questione dell’approvvigionamento sarà risolta dal Governo nazionale e Unione Europea, a raggiungere il target del 70% della popolazione vaccinata, cominciando intanto anche a costruire l’esercito dei vaccinatori, dedicando allo scopo il 2 per cento degli operatori del sistema sanitario regionale. Vogliamo una Regione pronta a lavorare, coesa e unita, insieme agli altri livelli Istituzionali dello Stato, per superare il peggior momento dal dopoguerra che la nostra Nazione e, dunque, anche l’Abruzzo, sta vivendo”.