TERAMO – Il Teramo di questo periodo, anche non volendo, riesce a tirar fuori, con forza, il peggio del proprio, grande limite: l’anemia in zona goal. Non va quasi mai alla conclusione, la squadra di Massimo Paci: anche nell’1-1 odierno, quando un goal lo puoi sempre subire per poi essere costretto a fare uno sforzo immane per recuperarlo; non è un caso che il portiere avversario sia rimasto praticamente inoperoso, subendo la rete solo su calcio di rigore. Ma il discorso è superato: la società, sul mercato, ha inteso muoversi, anzi non muoversi, nel rinforzare il parco attaccanti, e questi sono i risultati…

O viene fuori la prestazione da “mille e una notte”, così come fu contro il Bari (successo poi ridimensionato dal solo punto conquistato dai baresi nel doppio confronto casalingo contro Cavese e Viterbese – ndr), oppure fai 0-0, noioso, a Foggia, e 1-1, altrettanto noioso, contro il Monopoli. Due gare con un solo, comun denominatore: zero, zero virgola, palle goal. E’ così.

Le reti dell’1-1 nascono da una mezza indecisione della difesa teramana, che permette a Guibre di incrociare imparabilmente (dalle parti che nel primo tempo erano presidiate da Diakite – ndr) sul palo lungo, al 22° del primo tempo, e da un nettissimo calcio di rigore trasformato da Pinzauti, al terzo sigillo personale in stagione, all’8° della ripresa: il penalty era stato concesso per un affossamento di Riccio ai danni di Bombagi, da un cross spiovente da destra dello stesso Diakite.

Paci, che gioca con una sola punta di ruolo, nella ripresa ha variato il modulo, difendendo a tre e rinforzando la mediana, con Cappa a destra e Tentardini dall’altra parte, prontissimi a spingere. Sì, qualcosina è migliorato, ma talmente poco che il Monopoli ha retto bene, meritando ampiamente il punto conquistato, il primo contro il Teramo, dopo le due vittorie della stagione passata e la sconfitta casalinga dell’andata.

Altri tempi, quelli, per il Monopoli. Ma anche per il Teramo, che all’orizzonte ha una “trasfertaccia” a Caserta: anche in questa circostanza l’avversario non è quello dell’andata.