PINETO – L’offerta ambientale di Pineto si arricchisce di un nuovo sito, da oggi visitabile e fruibile da cittadini, turisti, studiosi e studenti. Si tratta del Geoparco nato dalla riqualificazione del vulcanello di fango “Cenerone” nell’area antistante al piazzale Cimarosa a Borgo Santa Maria di Pineto. Un progetto ambizioso e lungimirante portato avanti dall’Amministrazione Comunale di Pineto e che questa mattina è stato presentato anche alla presenza degli esperti che hanno lavorato alla sua riqualificazione. L’area è ora dotata di passerelle in legno, oltre che di bacheche con informazioni botaniche e geologiche. Un risultato importante frutto di un lavoro lungo e complesso, partito dalle prime interlocuzioni con i proprietari del terreno nel quale si trova il vulcanello, le famiglie Caccianini, per ottenere il comodato d’uso dell’area, passando per la richiesta di collaborazione all’Università D’Annunzio per poi procedere con la fase di progettazione attraverso l’architetto Fernando Cipriani. I lavori sono stati portati avanti con la supervisione del geochimico e vulcanologo dell’Università D’Annunzio di Chieti, Francesco Stoppa e inizialmente del biologo e naturalista Adriano De Ascentiis e grazie anche al supporto economico della Regione Abruzzo. Presenti, durante la presentazione, anche i ragazzi dell’Istituto Tecnologie del Legno di Pineto, il consigliere regionale Luciano Monticelli, il consigliere provinciale Giuseppe Cantoro, il direttore dell’AMP Torre del Cerrano, Fabio Vallarola, le Guide del Cerrano, cittadini, autorità e referenti di varie associazioni.
“Con la presentazione di oggi – commenta l’Assessora all’Ambiente del Comune di Pineto, Laura Traini – chiudiamo un primo cerchio, ma apriamo un’altra importante fase. Questa mattina abbiamo presentato il risultato di un lavoro importante teso a valorizzare un’area nota per le sue peculiarità, ma abbandonata a se stessa. In questi mesi siamo stati a visitare i vulcanelli di fango di Monteleone e abbiamo potuto farci un’idea di quello che si potrebbe fare anche a Pineto. Abbiamo fatto molto, ma ancora tanto resta da fare. Intanto abbiamo una convenzione gratuita con la D’Annunzio di Chieti che prevede che l’Università continui a monitorare il vulcanello, noi cercheremo anche attraverso bandi europei di intercettare finanziamenti per poter creare una rete di vulcanelli. Perché a Pineto Cenerone è il più grande e conosciuto, ma esistono altri tre vulcanelli a Borgo Santa Maria e altri sono in contrada Foggetta. Il nostro intento è di renderli tutti visitabili. L’università sarà disponibile ad avviare percorsi con le nostre scuole coinvolgendo i bambini nel fare laboratori e nel seguire la trasformazione del vulcanello che pian piano assumerà la sua forma naturale che non è quella di oggi. Il vulcanello, infatti, era recintato e per evitare che crescesse avevano realizzato un canale di drenaggio che spingeva verso il Calvano quel che fuoriusciva, oggi invece il canale è stato chiuso e lentamente il vulcanello sta crescendo e acquisendo la sua forma naturale. La vegetazione che si vede, costituita da piante autoctone, sarà ricoperta dal fango prodotto dal vulcanello che è salato e ha un’alta percentuale di zolfo”.
“Siamo molto orgogliosi di questo progetto – aggiunge il Sindaco di Pineto, Robert Verrocchio – la nostra città ha ora un altro importante sito naturalistico fruibile da appassionati e curiosi, una peculiarità che andava valorizzata e ringrazio sentitamente le famiglie Caccianini per aver colto il valore della nostra proposta, l’Università di Chieti per il prezioso supporto scientifico, i professionisti Adriano De Ascentiis e Francesco Stoppa per la loro collaborazione, il progettista Fernando Cipriani, la Regione Abruzzo per il contributo e quanti hanno creduto in questo progetto. La presentazione di questa mattina chiude un percorso importante, ma dà l’avvio a una fase altrettanto significativa, quella di creare una rete di tutti i vulcanelli presenti sul nostro territorio”.
“L’idea della promozione del vulcanello cenerone di Pineto è nata nel 1998 quando – spiega Stoppa – con Silvano Agostini del Servizio Geologico Sovrintendenza Archeologica dell’Abruzzo e con il museologo Mauro Candeloro, concepimmo il gruppo “geomundia” con lo scopo di formulare le linee guida e una proposta di un Sistema Museale a Parchi Geologici per la valorizzazione e lo sviluppo del territorio, individuando un elenco di geositi nella provincia di Chieti che fu poi allargato all’intera regione. Con il termine geositi si indicano i beni geologici-geomorfologici di un territorio intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico. Si tratta in genere di architetture naturali, o singolarità del paesaggio, che testimoniano i processi che hanno formato e modellato il nostro pianeta. Forniscono un contributo indispensabile alla comprensione della storia geologica di una regione e rappresentano valenze di eccezionale importanza per gli aspetti paesaggistici e di richiamo culturale, didattico e ricreativo. La cultura dei geositi è ancora poco diffusa in Abruzzo e quindi ogni geosito in più è una grossa conquista verso una maggiore consapevolezza ambientale e un uso migliore delle risorse del territorio anche ai fini del turismo sostenibile. Le comunità che riescono a raggiungere questa consapevolezza sono sicuramente più progredite di altre, ma la sfida è di consegnare questi beni ai cittadini, instillare il rispetto ambientale ai giovani e mantenere il buono stato di manutenzione dei siti. Il cenerone è un esperimento istruttivo in cui si può assistere non solo alla creazione di una forma geologica, ma in questo caso anche alla sua rinaturalizzazione, al ripristino della flora circostante e a un museo all’aria aperta”.
“Il Cenerone – commenta uno dei proprietari del terreno, Gaetano Caccianini – passa da piccola leggenda poco conosciuta a luogo fruibile e da visitare. E siccome è uno dei pochi luoghi in Italia con queste caratteristiche si spera che vengano in tanti. Sono contento di aver contribuito alla realizzazione di questo progetto”.