TERAMO – Si sono svolti degli incontri, in questi giorni, tra il Consorzio Shopping Teramo, i delegati delle Macroaree e dei comitati di quartiere, nel corso dei quali è stata analizzata, in un’ottica di proficua collaborazione, la difficile situazione che sta vivendo il Centro storico di Teramo.

Diverse le problematiche affrontate: spopolamento e desertificazione commerciale, mancanza di decoro e di una corretta igiene ambientale, disordine ed incuria diffusi, mancanza di manutenzione delle strade, disastrosa gestione dei parcheggi, inadeguatezza dei sistemi di videosorveglianza e di illuminazione pubblica, carenze su gestione e controllodelle occupazioni di suolo pubblico per attività di bar/ristorazione e cantieri, solo per citarne alcune.

Dagli incontri è emersa, in primis, la consapevolezza di un Centro storico in crisi profonda: sono tanti gli immobili per la maggior parte di proprietà pubblica, ma anche privata, in stato di abbandono o inutilizzati, tra quelli in attesa di essere ristrutturati ed altri dal destino ancora non definito. È sulla base di tali presupposti che si fonda la necessità di tutelare e rigenerare un vero e proprio patrimonio urbano: un sistema complesso di strutture e attrezzature collettive che assolvono a tutte le funzioni e servizi che una Città Capoluogo deve necessariamente avere (istruzione, educazione, cultura, sanità, assistenza, previdenza, religione e culto, accesso ai beni di consumo, sport, tempo libero, integrazione culturale, spettacolo, attività comunitarie e associative, amministrazione, servizi connessi alla residenza) e che sono determinanti nell’economia del Centro, il cuore vivo di tutte le attività cittadine.

Si è registrata l’unanime volontà di impedire che le scuole, motore pulsante della Città, siano dislocate al di fuori del Centro, a cominciare dal Delfico. Questa drammatica vicenda è emblematica del ritardo e della trascuratezza con i quali finora è stato (mal) gestito il processo di ricostruzione, laddove solo si consideri che le scelte che si assumono in questi giorni, sull’onda dell’emergenza, hanno un peso cruciale rispetto al futuro della città. Ciò impone, con urgenza, un cambio di passo sia nel merito che nel metodo. L’enorme mole di investimenti prevista (soltanto per la ricostruzione delle scuole sono stanziati oltre 200 milioni di euro) deve essere sottratta ai desiderata di pochi e, al contrario, ponderata in una logica REALMENTE partecipata, sottoponendo al vaglio di cittadini e portatori di interesse le diverse alternative, nell’ambito di un VERO dibattito pubblico.

Sul Delfico, appare, dunque, incomprensibile come possa essere semplicemente ignorata la corale richiesta di famiglie, commercianti, residenti e professori di “pensare” il polo scolastico del futuro nel cuore del centro storico, e, cioè, nell’area strategica che include l’edificio dell’ASP 1 in Via Taraschi, la “Casa dello Sport” e il vecchio Stadio Comunale e, in prospettiva, gli ulteriori edifici pubblici che insistono sul Corso di Porta Romana (si pensi alla Scuola San Giuseppe in corso di ristrutturazione, al complesso di San Domenico, di proprietà demaniale che tornerà disponibile in esito ai lavori di adeguamento del Palazzo di Governo, o all’ex. Ospedaletto). Edifici che i teramani conoscono bene e che, da troppi anni, sono scheletri vuoti in attesa di un futuro che non può più attendere.

In particolare, l’edificio dell’Asp 1 è pronto per ospitare le classi, il vecchio stadio potrà servire, nell’immediato, per collocare i MUSP, ove ritenuti strettamente necessari ed in vista del recupero dell’edificio attiguo “Casa dello Sport” già oggetto di finanziamento USR, per poi divenire l’infrastruttura verde e sportiva a servizio del campus “Teramo Centro”, campus pensato sin da ora per ospitare gli alunni e le alunne di tutte le scuole che dovranno essere rese sicure e adeguate. Rispetto a tale unanime richiesta, non possono prevalere scelte contingenti, tentennamenti immotivati per presunti progetti “sulla carta” a beneficio di pochi e non dell’intera collettività. Infine, non si può ignorare l’obiettivo che la rigenerazione urbana coincide con l’idea di non consumare ulteriore suolo.  

Si chiede, quindi, l’apertura di un dibattito pubblico strutturato nelle forme di legge, così come previsto nel Codice dei contratti, ove sia possibile condividere le alternative progettuali e nel quale tutti i portatori di interesse possano partecipare, al fine di far sentire, forte e chiara, l’unica voce che conta davvero: quella dei teramani. Firmato:

  • Consorzio Shopping in Teramo centro
  • Comitato Centro Storico – Macroarea 5
  • Comitato Quartiere Villa Mosca
  • Comitato Quartiere San Berardo
  • Associazione culturale – Alla scoperta dei tesori nascosti di Teramo