TERAMO – Si è svolto stamattina nella sala Fagnano un incontro fra la direzione strategica e i sindacati, a cui è stato illustrato il piano di razionalizzazione recentemente adottato dall’azienda e presentato in Regione. Presenti, per la parte pubblica, oltre al direttore generale Maurizio Di Giosia, a quello amministrativo Franco Santarelli e sanitario Maurizio Brucchi, anche il direttore del dipartimento amministrativo Rossella Di Marzio, quello Coordinamento staff di direzione Antonella Di Silvestre e quello della Uoc Amministrazione del personale Luigi Franciotti. Per la parte sindacale erano presenti rappresentanti di Cisl, Cisl Fp e Federazione Cisl Medici; Cgil, Fp Cgil, Spi Cgil; Nursind; Fials; Uil e Uil Fpl; Fvm; Fassid; Fedir Sanità. Presenti anche rappresentanti della Rsu.
“Nel 2024 siamo a più 30 milioni di costi rispetto al 2023 – ha spiegato Di Giosia – perché abbiamo fatto delle precise scelte. Una è quella di aumentare la cosiddetta ‘produzione’ per rispondere sempre più alle esigenze del cittadino. La Asl di Teramo infatti ha aumentato i ricoveri e gli interventi chirurgici sia nel ‘23 (con una percentuale del 9,75% rispetto al 22) che nel ‘24 (ulteriore 6% sul ‘23, ovviamente dati relativi al primo semestre). Un risultato di notevole importanza per l’abbattimento delle liste di attesa. L’effetto è stato positivo anche per la mobilità passiva: abbiamo bloccato l’aumento dell’extraregionale e ridotto l’intraregionale. Si pensi che solo grazie all’utilizzo della Pet abbiamo tagliato 1,5 milioni di mobilità passiva. Tutto ciò naturalmente ha causato un aumento dei costi, che ha riguardato, rispetto al 23, farmaci (circa 9 milioni), dispositivi (circa 4) e personale (circa 12, con 251 assunzioni, più l’applicazione del nuovo contratto)”.
Determinante anche la necessità di dare seguito a una sentenza della Corte di Cassazione che ha disposto il pagamento dei buoni pasto al personale anche in arretrato (valore stimato 10,2 milioni).
Il direttore generale ha affermato a chiare lettere che il piano non prevede penalizzazioni di alcun genere riguardo all’assistenza sanitaria e al personale. Anzi, è in previsione un incremento dei livelli di assistenza anche per le cosiddette attività “alto spendenti” cioè che effettuano attività più complesse e costose come emodinamica, radiologia interventistica, chirurgia robotica, gastroenterologia e medicina nucleare (in particolare ulteriore incremento delle Pet Ct).
Il piano di razionalizzazione agisce in tre ambiti in particolare: farmaci e dispositivi per circa 2,6 milioni di euro puntando sull’appropriatezza prescrittiva e un uso efficiente del materiale, secondo analisi e indicazioni provenienti dai medici delle unità operative; un’accurata analisi del piano degli investimenti in attrezzature e lavori del 2024 per cui sono stati rinviati 5,4 milioni di acquisti al 2025, prevedendone comunque per 7,5 nel 2024; una revisione di contratti in essere per servizi non sanitari (2,2 milioni).
In totale l’ammontare del piano porta a un risparmio di 12,3 milioni di euro. La perdita inizialmente presentava un tendenziale di 46 milioni, quindi il risultato stimato del piano di razionalizzazione è 32,8 milioni.
Di fronte alle rassicurazioni della Asl sul mantenimento della qualità dell’assistenza, sulle azioni per abbattere le liste di attesa e la mobilità passiva, e sul fatto che continueranno gli investimenti sul personale, ritenuto basilare, i sindacati hanno mostrato apprezzamento per le scelte contenute nel piano.