PESCARA – CNA Balneari ha richiesto un incontro urgente, con due lettere distinte, al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga. Tema delle richieste la scadenza, imposta dalla legge 118/2022, delle concessioni balneari, prevista tra meno di cinque mesi, in assenza di una norma nazionale e senza linee guida omogenee per l’intero sistema balneare italiano. “Alla presidente Meloni si chiede di difendere, in ambito nazionale ed europeo, la specificità italiana caratterizzata da un vivace tessuto imprenditoriale fortemente radicato nelle dinamiche di sviluppo dei territori – scrive la CNA in una nota -. Al presidente Fedriga viene evidenziata la necessità di adottare criteri univoci attraverso i quali procedere al rinnovo delle concessioni”.
CNA Balneari, privilegiando il dialogo rispetto alle espressioni di protesta e a manifestazioni che non aiutano alla soluzione dell’annosa “questione balneare”, chiede però un intervento tempestivo del Governo per riaprire il confronto con una categoria investita da un profondo disorientamento, causato dalle ripetute pronunce degli organi di giurisdizione nazionali ed europei nonché dalle disomogenee iniziative intraprese dai Comuni.
“La crescente incertezza sul futuro della regolamentazione e dell’assegnazione delle concessioni demaniali marittime necessita di immediate, e non più procrastinabili, risposte alle imprese del settore. È necessario conoscere urgentemente gli orientamenti del Governo sul riordino della materia delle concessioni in ordine alla mappatura e alla conseguente disponibilità della risorsa spiaggia, certificata dal tavolo tecnico istituito a suo tempo a Palazzo Chigi. È indispensabile, inoltre, una rapida definizione dei criteri per il riconoscimento degli indennizzi, quantitativi e qualitativi, anche connessi al valore commerciale al fine di dare indirizzi certi alle regioni e ai Comuni. Non c’è più tempo da perdere per dare risposte a 30mila imprese balneari italiane con decine di migliaia di dipendenti e un considerevole indotto che allo stato non hanno contezza sul proprio futuro”, conclude CNA.