TERAMO – Problemi di datazione per il rinvenimento archeologico di Via Raneiro a Teramo, uno scheletro di uomo che in un primo tempo è stato fatto risalire al Neolitico.
Sarebbe un avvenimento che riscriverebbe la storia della città, dal momento che i primi reperti si riferiscono al primo secolo avanti Cristo e, pertanto, un nuovo tassello di 7.000 anni prima squadernerebbe tutto. “L’esame del radiocarbonio negli Usa ed anche in Polonia – ha spiegato ieri mattina l’archeologo Vincenzo Torrieri, a margine della conferenza stampa sul sito archeologico di Madonna delle Grazie – ha confermato la datazione ma non in maniera esatta, dunque il reperto dovrà essere riesumato ancora, per capire meglio quanti anni abbia esattamente: ci sono stati problemi a tarare la cronologia con il C14”. Torrieri però non nega lo spazio temporale del Neolitico: “Il reperto è molto vecchio” fa intendere, ma mette in chiaro un altro aspetto della vicenda: “L’importante ora è capire se l’amministrazione comunale e la Soprintendenza vogliano davvero recuperare lo scheletro dell’uomo neolitico di Via Raneiro”. Resta il suo dubbio sulle istituzioni, sulla loro volontà di muoversi al più presto, anche perché il reperto giace sotto un asfalto nuovo di zecca, senza alcun riferimento segnaletico o altro. Occorrerà scavare di nuovo nella zona dei piedi che è rimasta nelle fondamenta dello stabile di Via Raneiro “anche per eventuali ed ulteriori rinvenimenti di corredi funebri” aggiunge Torrieri. In tutto ciò s’innesta la vicenda non secondaria del cambio della governance nelle soprintendenze di Pescara-Chieti e in quella di Teramo-L’Aquila: nella prima Rosaria Mencarelli ha appena lasciato, nell’altra la poltrona è ancora vacante: “Sono vicende che possono influenzare l’andamento generale”.