Era una donna che, da bambina, sognava di diventare una grande coreografa e alla fine è diventata grande in tutto. Da “Io, Agata e tu” a “Milleluci”, da “Canzonissima” a “Carramba”, fino al recente “The Voice of Italy”, è stata protagonista indiscussa di cinquant’anni di televisione.

78 anni, vissuti alla grande, da diva indiscussa della televisione, da regina delle hit parade, tra l’Italia e la Spagna. Una bambina molto precoce la “Raffa Nazionale”, che a tre anni e mezzo invece di giocare con le bambole, si inventava le coreografie con dei bottoni antichi che le regalò la nonna, ascoltando i classici. Perché? Perché la Carrà già a tre anni e mezzo aveva dato il suo primo esame di danza classica e perché Raffaella Carrà, nome d’arte di Maria Roberta Pelloni, sognava di diventare una coreografa. Ha fatto di più. E’ riuscita a diventare tutto.

“Tanti auguri” e “Pedro”, successi assoluti che traghettano la leggenda del caschetto biondo negli anni ’80, tra queste tante altre canzoni che senti ovunque e che fanno scattare in piedi anche i vecchi di novant’anni. In televisione ci torna con lo storico “Pronto Raffaella?”, che la vede protagonista con il primo show nella fascia di Mezzogiorno. Una gigantesca carriera luminosa, ricca di momenti indimenticabili: su tutti l’elogio alla sua “patonza” di Roberto Benigni, in quel Fantastico ’91. E ancora la soddisfazione di essere tornata dalla Spagna con un programma che ha segnato gli anni ’90, “Carramba che sorpresa”, di avere presentato il Festival di Sanremo 2001. Le gioie più grandi sono sempre le più recenti: ne citiamo tre su tutte. Quando il 25 giugno 2012 sale sul palco dello Stadio dall’Ara di Bologna per il Concerto per l’Emilia, il pubblico è in delirio, tutto lì a ballare “Rumore”, mentre lei, 69 anni, riesce ad intrattenerli come una Madonna qualsiasi. La seconda è ovviamente The Voice of Italy, uno show che lei ha voluto fortemente in Rai, sul quale ha scommesso, producendolo personalmente e che è riuscito a trascinarlo, quasi da sola sulle spalle. A 70 anni suonati. I maestri della Raffa, Antonello Falqui, Gino Landi, Sergio Japino, Gianni Boncompagni . Ma il suo “fare” era unq questione di chimica.  E quanta televisione ricca di “chimica” fatta da Raffaella, con Mina in quel “Milleluci” (1974), ad oggi considerato ancora uno dei migliori programmi televisivi italiani di sempre. Raffaella è diventata così in breve tempo l’icona di una società che stava attraversando un mutamento importantissimo, abbandonando quel costume bigotto per aprirsi alle rivoluzioni ideologiche delle grandi battaglie radicali.

L’icona di tanti. Il bagaglio musicale che Raffaella Carrà porta con se è quasi didascalico menzionarlo. Successi che, di pari passo con la sua presenza televisiva simpatica e vincente, hanno spianato la strada di una carriera fulgida, che l’hanno trasformata in una leggenda vivente, anticipando abbondantemente i tempi della “beatificazione”. Pezzi che sono stati simbolo e orgoglio per le donne, la Raffa è anche un’icona gay tra le più intoccabili, anche grazie ai suoi abiti che sono l’emblema del travestitismo. Il primo successo è datato 1970, “Ma che musica maestro”, poi arrivarno “Chissà se va”, “Tuca tuca”  in rapida successione, per la gioia della RCA italiana. “Rumore” nel 1974, scritta Shapiro, è il primo ad incrociare il femminismo. Poi arrivò “A far l’amore” nel 1976, ancora oggi è uno dei pezzi più ballati ovunque, e sarebbe riduttivo e irrispettoso, mi si passi la precisazione, attribuirne meriti alla campionatura di Bob Sinclair.

Per 50 anni con la verve di sempre quella, di una giovanotta (classe 1943), anzi di un Jovanotti. La velocità e lo spirito da Peter Pan- al femminile – di un Valentino Rossi. L’ironia tagliente della scuola, ad Alto gradimento, Arbore-Boncompagni. Il caschetto biondo e lo stile inconfondibile da “donna libera” – prima che regina delle showoman nazionalpopolari – è invece la sua cifra: quella dell’eterna, unica, inconfondibile Raffaella Carrà, con la proverbiale grinta. Una forza inarrestabile la sua, che l’ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all’ultimo non l’ha mai abbandonata, facendo si che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza. Donna fuori dal comune, eppure dotata nel privato di una spiazzante semplicità. Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri. Nell’ora più triste, sempre unica e inimitabile, come la sua travolgente risata.  Il Guardian l’aveva ‘ritratta’ in un pezzo sulla cultura pop mondiale. Un nome conosciuto e amato nel mondo, una donna che per gli italiani è stata più di una cantante da milioni di dischi venduti, programmi tv che hanno sbancato l’auditel, memorabili serate. Raffaella è stata “un’amica” del pubblico che sempre l’ha seguita, e che oggi la piange.