TERAMO – Presentato alla cittadinanza il progetto preliminare di riqualificazione del Teatro Romano. Al Parco della Scienza, in un’assemblea-fiume, c’erano comitati di quartiere e frazioni, associazioni, ordini professionali e cittadini.  Il Sindaco Gianguido D’Alberto in premessa ha chiesto un supporto forte a tutti: “Noi vogliamo trovare finalmente una soluzione, che ci permetta di arrivare ad un risultato, che non accontenterà tutti. Ma abbiamo un finanziamento (3 milioni), legato a questo percorso progettuale. Se ci dovessero essere intoppi il recupero del Teatro Romano slitterebbe di anni e anni. Noi ora dobbiamo portare avanti la partecipazione con la cittadinanza, ma abbiamo tempi contingentati (il Sindaco in tal senso sta anche spingendo la Regione Abruzzo per altri 3 milioni di euro – ndr). Entro il 20 febbraio accoglieremo suggerimenti e osservazioni che poi saranno oggetto di valutazione Dobbiamo arrivare entro e non oltre il mese di marzo in Consiglio per far approvare il progetto preliminare e poi dare indicazioni per quello esecutivo ed infire seguire la fase dell’affidamento dei lavori”.

In qualità di progettisti erano presenti l’Architetto Girolamo Bellomo e il figlio Arch. Giuseppe Bellomo, dell’omonimo Studio, i quali fatto una disamina e la storia delle ipotesi progettuali e dello studio di fattibilità.
Sulla copertura dei resti del Teatro romano, per far fronte all’urgenza dell’alta deperibilità degli stessi ruderi – spiega Bellomo – nello studio del professsor Carbonara si sottolinea la necessità di coperture mimetico-integrative. Non riteniamo sconveniente l’ipotesi di una ridefinazione dei livelli. La copertura proposta rende possilbile la musealizzazione dei resti. L’esempio il Museo Pergamon di Berlino“.
Sull’abbattimento di Palazzo Adamoli e Casa Salvoni ha detto che non ci sarà nessuno stravolgimento. Nel momento in cui si andrà a ricostruire la cavea potranno inoltre essere riutilizzare le pietre. Nel recupero del Teatro il progetto prevede la possibilità di creare una gradinata da 600 posti, anche triplicabili. E poi spazi verdi e fruibili, sempre nella imea cavea: una sala riunioni con proiettori, servizi di accoglienza (book-shop ecc), i servizi igienici.  Lo spazio sotto i due edifici da abbattere, potrebbe diventare un luogo museale.

L’architetto ha poi parlato del rapporto che si è creato tra la comunità teramana e il Teatro romano è sacro, un rapporto di assertiva tangibilità. Ovvero qualsiasi forma di intervento deve superare l’effetto della profanazione. “Noi speriamo di averlo superato”.

Tra i comitati e le associazioni particolarmente soddisfatto Piero Chiarini di Teramo Nostra. “Dopo 24 anni finalmente vediamo la luce sul recupero del Teatro Romano. Questa amministrazione ha preso a cuore la vicenda. Mi sento di ringraziare Marco Pannella, questa è una data memorabile per la nostra città”. Raffaele Di Marcello, presidente dell’Ordine degli Architetti, ha valutato positavamente il progetto. Intenso l’intervento finale di Sandro Melarangelo (di Teramo Nostra) che lancia gli strali di accusa alla Soprintendenza e ha tuonato contro la vecchia amministrazione, ree di avere “ostacolato” il progetto di recupero.

Rilievi della Soprintendenza: la giornata al Parco della Scienza si è conclusa con le osservazioni della Soprintendenza, riportate dall’Assessore comunale Luigi Ponziani. Soprintendenza che come ha spiegato il Sindaco D’Alberto, si è dimostrata propositiva nell’ultimo periodo. I rilievi della stessa anticipati al Comune, sono alcuni ma non inficiano il progetto in sè. Intanto la necessità di equilibrare il recupero del manufatto storico e nel contempo renderlo funzionale alle nuove esigenze; in secondo luogo la necessità di evitare che le parti sommitali della cavea periscano ulteriormente,  quindi con la volontà di cercare di proteggerli con un recupero più evocativo e meno impattante; terza questione il calpestio. C’è poi una critica evidente allo svuotamento della cavea, per l’inserimento dei servizi: per la Sopritendenza si stravolgerebbe il recupero del Teatro stesso. Una soluzione può essere trovata con alcuni locali di proprietà del Comune che si dislocano su due o tre piani, e che potrebbero essere utilizzati per gli stessi servizi.