PESCARA – La Federazione Abruzzo e Molise dell’Unione Sindacale di Base, in collaborazione con gli economisti del collettivo “coniare rivolta” e Potere al Popolo Abruzzo, organizza un incontro incentrato sulle conseguenze economiche della guerra in Ucraina sull’economia europea e italiana che tutti stiamo vivendo. L’obiettivo dei componenti del collettivo “coniare rivolta” è far comprendere il meccanismo per cui, le scelte politiche relative alla guerra in corso, influenzano pesantemente l’economia e condizionano la vita di tutti noi. ‘Coniare rivolta’ nasce perché “l’economia ci viene spiegata e narrata ogni giorno come un processo ineluttabile: forze astratte e misteriose (i mercati) influenzerebbero il corso delle nostre vite determinandone le condizioni materiali fino a scandire il ritmo stesso delle nostre esistenze. Coerentemente con questa narrazione – spiegano gli organizzatori – le scelte di governo dell’economia ci vengono presentate come misure necessarie, rese inevitabili da vincoli oggettivi cui sembrerebbe impossibile sottrarsi. Nel frattempo il nostro paese, come l’intera periferia d’Europa, è investito da una crisi di portata storica che fa emergere, in forma violenta, tutte le contraddizioni del particolare ordine economico in cui viviamo. Siamo precari, perdiamo il lavoro o lavoriamo in condizioni pessime ma – come ci viene ripetuto ogni giorno – non si può fare altrimenti”.
“Questa è la narrazione economica che serve a chi tiene le redini della nostra società. Gli economisti che ce la spiegano sono meri strumenti di propaganda ideologica: raccontano una storia in cui i sacrifici sono necessari ed inevitabili, in cui le soluzioni ai problemi sono solamente tecniche e mai politiche, in cui siamo tutti sulla stessa barca. Una visione armoniosa della società, in cui non vi è spazio per un’opposizione alle leggi del mercato. Questa è la narrazione economica che vogliamo criticare, per liberare i processi economici dal carattere di necessità che gli è attribuito e dunque aprire la strada al dissenso. Per farlo dobbiamo riprenderci l’economia, e farne uno strumento utile alla comprensione della società in cui viviamo e delle sue contraddizioni. Dunque uno strumento di lotta, perché i conflitti sociali possono trovare nell’analisi dei processi economici solide basi per essere alimentati, estesi e sostenuti”, conclude la nota dell’USB.