Tempo fa sulla mia “Cantina delle idee” mi soffermai a definire il senso dell’empatia : una dote di cui, a sentire quante volte viene utilizzata e “ si fa largo” sulla bocca di molta gente, si dovrebbe presumere che molta gente ne sia dotata.
Probabilmente di tratta solo di un desiderio inconfessabile cullato da molti soggetti che vorrebbero possedere una simile qualità.
Dobbiamo in effetti rilevare che solo pochi, sono coloro che possono “sfoggiare” un significativo livello di empatia.
Anzi, dobbiamo constatare quanto questa disposizione, che significa ascolto, immedesimazione, compenetrazione, dimostrarsi risorsa fornendo un autentico affiancamento a chi vive uno stato difficoltoso, sia davvero rara.
La ragione dominante per cui è così sporadico che si incontri una persona empatica, dipende dalla diffusione del suo comportamento opposto, che è quello della estraneità verso le questioni del proprio simile, atteggiamento dettato dalla volontà difensiva.
Di che si tratta?
E’ difensiva quella persona che è assolutamente contraria al compenetrarsi, che si chiude in un guscio dove al massimo include le persone della famiglia: ma fa questo sempre per una ragione difensiva, perché non vuole che possa accadere qualcosa a discapito di chi vive con lui, perché poi ne avrebbe lui medesimo delle conseguenze.
Il soggetto difensivo ha sempre fretta, non dà retta a ciò che gli viene proferito dall’esterno, tranne darne un accenno formale, ipocritamente “mascherato” da un consenso di facciata.
La persona difensiva, quanto l’interlocutore ha voltato l’angolo, ha già dimenticato sia ciò che gli ha appena detto, sia quanto quella cosa ascoltata avrebbe potuto in qualche modo innescare un cambiamento nella sua vita.
La persona che si difende non scambia nulla, salvo apparire tale: ha una miriade di amicizie e conoscenze, che non hanno mai messo in discussione il suo modo d’essere, per il semplice motivo che la comunicazione, di fatto, non è mai stata “scambievole” ma sostanzialmente autoreferenziale in forma intermittente (prima parlo io di me e poi lascio che tu possa parlare di te stesso).
Eppure non dovrebbe poi essere così difficile modificare il nostro impianto comunicativo, “infettandolo” di elementi empatici.
Ho avuto modo di osservare molto approfonditamente i componenti della Giunta del Comune di Teramo ed ho riscontrato che un assessore, in modo più significativo, ne è provvisto: si manifesta empatico e sa esserlo con estrema disinvoltura.
Mi riferisco a Valdo Di Bonaventura. Si tratta di una persona che riesce a relazionare con estrema affabilità, accompagnando quello che dice con un disarmante sorriso.
Quello che inoltre ho avuto modo di apprezzare in questo Assessore è il suo approccio scambievole in modo autentico verso soggetti di qualsiasi levatura, a prescindere dal titolo posseduto o dalle responsabilità istituzionali ricoperte, a dimostrazione dell’assenza di “calcolo” nel suo entrare in relazione con l’altro.
Forza Valdo e sono certo che il meglio dovrai poterlo ancora esprimere!
Spero che tu possa diventare “battipista” per tutta la compagine di giunta, perché possa diventare una formidabile squadra sempre protesa all’ascolto dell’altro, sempre portata alla immedesimazione delle vicende dell’altro, sempre indirizzata a porre ogni cittadino a proprio agio, perché facilitato ad essere parte attiva della città, orgoglioso di essere apprezzato dalla collettività di cui è parte.
di Ernesto Albanello