TERAMO – La consigliera comunale e provinciale Martina Maranella sceglie le pagine del profilo facebook per lasciarsi andare ad una confessione shock: da anni è vittima di persecuzioni da parte di una donna. Un stalker che negli ultimi due anni le ha cambiato la vita.
“Non sono solita scrivere in questi luoghi i miei pensieri, condividendo con il mondo virtuale la mia intimità, ma oggi ho trascorso alcune ore per me determinanti e mi sono sentita di condividerle. Questo pomeriggio ho preso parte ad un incontro a Nereto, organizzato dalle Democratiche e dal PD alla presenza della Senatrice Valeria Valente, Presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, e a seguire sono andata alla proiezione del film “Oltre la bufera”, con la regia di Marco Cassini, sulla storia vera di Don Giovanni Minzoni, prete antifascista. Argomenti accomunati da due grandi temi centrali e purtroppo estremamente attuali, l’odio e la violenza. Questi due eventi mi hanno vista coinvolta in ragionamenti personali e introspettivi. Mi sono messa ad analizzare il concetto di violenza. La violenza fisica e quella verbale e psicologica. Poco meno di quattro anni fa, nel dicembre del 2015, ho iniziato a subire violenze psicologiche da una “ex” convinta di amare la persona che io le avevo tolto. Cito solo due frasi per me particolarmente toccanti “Tanto non vinci, piuttosto perdiamo entrambe”, come se l’amore fosse un trofeo da riporre in uno scaffale al sicuro e “Forse non ti è chiaro qualcosa! Permettiti un’altra volta (riferito al fatto che fossi a spasso con per la sua città natale) e ti prendo a schiaffi. sa faccia da cazzo che ti ritrovi”. E sono solo alcune delle frasi dette, di minacce durate due anni e ora ricominciate anche rivolte alla mia sessualità e alla mia immagine di “poco di buona”. A dire il vero tremo ancora nello scriverlo, perché in tutti questi anni l’ho tenuto per me, pensando che una denuncia potesse rovinarle la vita a trentanni, che forse aveva ragione, avevo fatto qualcosa di sbagliato pur non sapendo bene cosa; che con il passare del tempo le sarebbe passata. forse anche a causa del fatto che chi la conosceva diceva di lei che era solita nelle alzate di testa ma che poi non avrebbe fatto nulla nella realtà e che “poverina, si sentiva abbandonata perché ancora innamorata. è solo frustrata” o peggio ancora “beh vabbè allora lascialo, così smette di scriverti”, come se le mie scelte personali dipendessero dalla serenità o dalla stabilità di una persona che ripeto, non avevo mai visto in vita mia. Io però non ci vedevo una richiesta disperata di amore, ma piuttosto una gestione smisurata di possesso, a tratti anche ossessivo. Quello che faticavo a notare era quanto questo stesse cambiando me e il mio modo di vivere liberamente la mia vita. Inconsciamente non volevo andare a Mosciano; diffidavo dalle persone nuove che conoscevo; avevo paura di girare per Giulianova in estate per non incontrarla. E avevo paura che alle minacce seguissero delle violenze fisiche rivolte alla mia persona o danni alla mia macchina. In poco tempo stavo cambiando quasi inesorabilmente. Ci ho messo oltre due anni a ritirare su il collo, a guardare le persone nuovamente negli occhi con sguardo fiero e consapevole, anche se ancora oggi, in alcune occasioni penso di non essere all’altezza. Saperla nuovamente per i corridoi dell’Università mi rende inquieta, lo ammetto, ma almeno ne ho preso coscienza. E si, perchè ho capito che non possiamo permettere a nessuno di piegarci. Ma vi assicuro, per quelli di voi che sono arrivati a leggere fino a qui, che le minacce ricevute dietro uno schermo possono essere anche più traumatiche. Guardando una persona negli occhi ne capisci le intenzioni, i gesti, i modi, leggendola e soprattutto non conoscendola, non riesci neppure a credere che stia succedendo a te e perché. Ho sempre creduto di essere forte, ma ho imparato, a mie spese, di avere un lato fragile. Le paure possono essere di natura diversa, ma ci riguardano tutti. Non bisognerebbe permettere a nessuno di farci abbassare la testa o peggio ancora di credere che il nostro problema sia sciocco solo perché ad altri lo sembra. Bisognerebbe, piuttosto, lottare ostinatamente per le proprie convinzioni e per la propria libertà. Ho scritto troppo, lo so, ma per me era importante farlo, non certo per i like, ma per renderlo reale a me stessa ed iniziare ad uscirne, lentamente ma definitivamente.”