Ha atteso lungamente senza poter mangiare e bere. Per la cagnolina Jane, però, le cose potevano andare molto peggio. Stante quanto diffuso dalla stampa il piccolo cane sarebbe stato ritrovato sul Monte Pettino (AQ), cinto da un cappio metallico al collo. L’arnese di caccia illegale posto dai bracconieri, la poteva uccidere dopo penose sofferenze. Jane ora sta bene, salvata dai volontari che l’avevano con assiduità cercata. Sulla vicenda interviene il CABS, l’associazione specializzata in antibracconaggio, che ricorda come l’uso di tali strumenti sia purtroppo molto diffuso in Italia. A rischiare grosso non sono solo animali appartenenti alla fauna selvatica ma anche quelli domestici. “Solo negli ultimi mesi – hanno affermato i protezionisti – sono otto i casi ove sarebbero stati coinvolti cani. Ovviamente, sono solo quelli dei quali si è avuta notizia”. Secondo il CABS il cane salvato sul Monte Pettino è stato preceduto nel mese di settembre da un grosso maremmano salvato dai Carabinieri Forestali e dai Vigili del Fuoco nei pressi di Lamezia Terme . Il povero animale era stato trovato con un cappio metallico stretto al collo; nei terreni vicini i militari rintracciavano poi ben sette cappi. Nello stesso mese, in provincia di Asti, un cane veniva liberato, sempre dai Carabinieri, da una treccia metallica lunga ben un metro e mezzo. Non molto tempo prima, un altro cane era rimasto bloccato dal cappio nei pressi di Pratella, in provincia di Caserta. Nel mese di maggio, invece, giungeva ai Carabinieri di Chiavari (GE) una dettagliata segnalazione di un cane bloccato da una trappola sebbene, una volta giunti sul posto, i militari rintracciavano il cavo metallico senza più il cane. Il 24 dello stesso mese era la volta di un altro grosso cane gravemente ferito all’addome da un profondo taglio circolare causato dal solito cappio a nodo scorsoio per cinghiali piazzato nei pressi di Olbia. Quattro giorni dopo la Polizia Municipale di Sommariva del Bosco (CN) provvedeva a salvare un cane bloccato alla zampa da una tagliola. Infine, sul finire dello scorso mese di aprile, un altro cane veniva salvato dai Vigili del Fuoco ancora una volta vicino Lamezia Terme (CZ). In quest’ultimo caso un cappio metallico per cinghiali lo aveva cinto al collo. Il CABS sottolinea ancora una volta la vera e propria tortura causata da tali trappole. Sono finanche noti casi di autoamputazione della zampa bloccata dal nodo scorsoio mentre se il laccio arriva a cingere l’addome la morte sopraggiunge per rottura del diaframma. Infine il soffocamento che pone fine all’atroce agonia dei poveri animali rimasti bloccati per il collo”. Il CABS torna a chiedere l’inasprimento delle sanzioni che dovrebbero reprimere il diffuso bracconaggio in Italia e, nello specifico, l’uso di mezzi di caccia illegali. I reati previsti dalla legge di settore sono, infatti, tutti di natura contravvenzionale mentre, al pari di quelli che già oggi sono posti a difesa degli animali d’affezione, occorrerebbero i più potenti reati-delitti – IL CABS È UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARI CON SEDE A BONN SPECIALIZZATA NELL’ANTIBRACCONAGGIO E’ ATTIVA IN ITALIA CON NUMEROSI NUCLEI, OLTRE CHE A MALTA, FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, CIPRO E LIBANO