ASSERGI – Dopo la pubblicazione della lista completa delle specie botaniche presenti nel Parco, nel 2019, e dei successivi aggiornamenti che l’hanno portata ad un numero pari a 2678, una nuova pubblicazione del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino (Dott. Fabio Conti e Dott. Fabrizio Bartolucci per l’Università di Camerino e Dott.ssa Daniela Tinti per l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) definisce quali sono da considerare, fra queste, le specie più rilevanti, su cui concentrare i maggiori sforzi di tutela.

“Il valore della biodiversità di un territorio – spiega il Presidente del Parco Avv. Tommaso Navarranon è dato solo dal numero totale di specie presenti, che può ad esempio annoverare anche specie aliene invasive dannose per gli ecosistemi, ma soprattutto dalla presenza di specie rare, endemiche o a rischio di estinzione, che vanno conosciute e valorizzate in ogni modo possibile. Per gli Enti Parco, preposti alla tutela di queste specie così preziose, è dunque fondamentale poter disporre di uno strumento operativo che individui quali sono queste specie, dove si trovano, che pericoli corrono e come possono essere salvaguardate, anche contemperando le esigenze di sviluppo”.

I ricercatori del Centro Ricerche hanno dunque provveduto a estrapolare, dalla lista completa delle specie censite, che, lo ricordiamo, colloca il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga in cima alla classifica delle Aree Protette Europee e del Mediterraneo con il maggior numero di specie botaniche censite, una lista più ristretta di specie ad elevato “Valore conservazionistico”. Lo studio, intitolato “Plants of Conservation Interest in a Protected Area: A Case Study of the Gran Sasso and Monti Della Laga National Park (Central Italy)” è pubblicato su Plants, autorevole rivista scientifica del settore, individua così 565 specie floristiche meritevoli della massima attenzione, fornendo anche precisi criteri che possono essere applicati ad altri territori e costituire così un metodo di gestione efficace ed omogeneo.

“Lo studio dei botanici del CRFA – continua il Presidente – ha l’intento di superare il concetto per cui la presenza di una specie rara rappresenta necessariamente un ostacolo per eventuali interventi sul territorio, eventualità che va valutata di volta in volta e su cui possono essere applicate numerose misure”.

Emblematico, in questo senso, il caso, raccontato nell’articolo, di “Astragalus aquilanus”, rarissima specie che in tutto il mondo è presente solo in poche località abruzzesi. Durante le verifiche propedeutiche alle opere di sostituzione dei pali di un elettrodotto, sostituzione urgente per non rischiare l’interruzione di corrente elettrica in alcuni paesi della zona della Baronia, A. aquilanus è stato rinvenuto lungo la linea di cantiere. Solo un certosino lavoro di censimento degli esemplari, accorgimenti mirati e precise prescrizioni, hanno potuto permettere la realizzazione dell’intervento senza la perdita di esemplari di Astragalus.

“L’Ente Parco – conclude il Presidente – è costantemente alla ricerca di forme di conciliazione fra tutela e sviluppo. Ricerche come questa possono contribuire a superare il conflitto e ad armonizzare interessi e politiche apparentemente contrastanti”.

Lo studio è disponibile al link Plants | Free Full-Text | Plants of Conservation Interest in a Protected Area: A Case Study of the Gran Sasso and Monti Della Laga National Park (Central Italy) (mdpi.com).