ROMA – Riduzione della produzione del 16% rispetto all’annata record del 2018 nella vendemmia 2019, con una stima di 46 milioni di ettolitri; tuttavia l’Italia dovrebbe mantenere anche per il 2019 la leadership mondiale, perché né la Francia né la Spagna sembrerebbero in grado di superarla. Sono le previsioni dell’Osservatorio del Vino presentate oggi a Roma, presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, che vedono per la prima volta Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv) unire forze e competenze per fornire i dati. All’appuntamento sono intervenuti il presidente di Uiv Ernesto Abbona, il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella e il segretario generale del Comité Européendes EntreprisesVins Ignacio SanchezRecarte. Le previsioni mostrano una vendemmia che sembrerebbe risultare inferiore alla precedente in tutte le regioni italiane ad eccezione della Toscana, ma con una qualità delle uve generalmente buona su tutto il territorio nazionale. Questo calo produttivo è da imputare essenzialmente alle condizioni climatiche di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato all’abbondante vendemmia 2018.  Comunque, il 2019 sembra iniziato positivamente per quanto riguarda il mercato estero: nei primi 5 mesi dell’anno (dati elaborati da ISMEA su base ISTAT) le esportazioni italiane si attestano sugli 8,6 milioni di ettolitri a volume (+11% rispetto agli stessi mesi del 2018), a fronte di una progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questa tendenza, a fine anno potrebbero essere sfiorati i 22 milioni di ettolitri per un indotto che potrebbe raggiungere i 6,5 miliardi di euro. Sul fronte export si registra una progressione più marcata verso i Paesi UE (+14% in volume e +6% in valore), rispetto a quella verso i Paesi terzi (+6% e +5%) – “La vitivinicoltura regionale – dice Coldiretti Abruzzo – è oggi una realtà importante tanto che l’Abruzzo può considerarsi oggi tra le regioni in cui il vino – con particolare riferimento al Montepulciano – ha saputo imporsi fino a diventarne l’immagine di riferimento, con una filiera che
costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi. Una realtà sempre più fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall’estero, che si traducono con una crescita delle esportazioni che hanno registrato nel 2018 un valore di 182 milioni di euro (+ 6,3% rispetto al 2017) a conferma della fama che il vino regionale sui mercati esteri si è guadagnato negli anni e che, nel 2019, continua a crescere con un aumento delle esportazioni del 4,1% nei primi tre mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018. Ma sulla vendemmia – come anche sulle altre produzioni regionali – pesano le incursioni notturne ed improvvise dei cinghiali a caccia di cibo e golosi di uva. “La situazione è preoccupante – denuncia Pier Carmine Tilli, presidente Coldiretti Chieti e produttore vinicolo – alla soddisfazione per la qualità prevista si aggiunge l’amarezza e la delusione nel vedere che tanti raccolti vengono presi di mira e distrutti dalla fauna selvatica. Ci sono aziende in cui i cinghiali hanno compromesso gran parte del raccolto, non è poco per un prodotto di riferimento per l’economia regionale. La situazione va risolta una volta per tutte. A rischio ci sono le produzioni di eccellenza come il vino, gli ortaggi e prodotti di nicchia che vanno tutelati per il bene delle imprese, dei cittadini e dell’economia” – ANSA –