Quest’anno non parteciperò alla 160° edizione della “Fiera della Pastorizia” del 13 e 14 luglio prossimi a Piano Roseto e, come me, non lo faranno tanti altri allevatori teramani ed abruzzesi, stufi, demoralizzati e sempre più demotivati dai grandi problemi che attanagliano il settore degli allevamenti zootecnici in Abruzzo e dall’immobilismo delle istituzioni e di quanti dovrebbero essere al fianco di noi allevatori.
Oramai, in Italia, svolgere questa professione e tenere in vita un allevamento produttivo è una impresa al limite dell’impossibile. I “nemici” sono tanti: dalla burocrazia, che ha reso sempre più difficile svolgere questo mestiere antico e pieno di tradizioni, passando per gli alti costi di gestione che fanno il paio con guadagni sempre più bassi, fino alla concorrenza sleale dei grandi gruppi del nord Italia che scendono in Abruzzo e affittano, a prezzi improponibili, i terreni con il solo e unico scopo di incassare i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per la nostra regione e gli allevatori abruzzesi (quella che, qualche giornale, ha ribattezzato alcune settimane fa “la mafia dei pascoli”), senza alcun controllo da parte delle autorità competenti e addirittura, in alcuni casi, senza nemmeno svolgere le operazioni per le quali chiedono poi questi fondi.
Io, come tanti colleghi, faccio l’allevatore e svolgo il mio lavoro con passione e sacrifici. Oggi però lo Stato ci chiede di diventare dei “burocrati”, di rispettare leggi “cervellotiche”, divieti improponibili e scadenze assurde e, per chi non lo fa o meglio, non riesce a farlo, ci sono multe salatissime. Così oggi perdiamo tempo, risorse e denaro andando dietro ai comuni, che spesso hanno macchine amministrative lente e con tempistiche che mal si sposano con il nostro lavoro. Solo per fare un esempio talvolta per spostare le greggi da un territorio all’altro dobbiamo attendere i ben noti “tempi biblici” della burocrazia italiana, intanto i capi di bestiame muoiono, anche per mancanza di acqua e di foraggiamento, e se decidiamo di muoverci, ma siamo sprovvisti di tutte le autorizzazioni ferme presso qualche ufficio comunale, ci multano come se fossimo criminali.
La stessa burocrazia rallenta i pagamenti dei cosiddetti “contributi Pac”, quelli che dovrebbero tutelare e supportare chi veramente vive e fa vivere l’agricoltura, specie nelle aree montane e svantaggiate come le nostre, e questo crea enormi disagi a chi non ha capitali propri per poter mandare avanti la baracca o non ha liquidità da impostare per la sopravvivenza. Bastano infatti anche poche settimane di ritardo (quando va bene) nell’erogazione di questi contributi per mettere in ginocchio un piccolo allevatore ed il suo mondo.
Se a ciò si aggiunge che, i prezzi di vendita al dettaglio di carni, formaggi e animali vivi sono fermi a circa venti anni fa e che, sempre più spesso, i grandi gruppi di acquisto e distribuzione impongono agli allevatori teramani ed abruzzesi dei prezzi d’acquisto così bassi da non coprire nemmeno i costi, il quadro credo sia ancora più chiaro, tant’è che ogni giorno ci chiediamo chi ce lo fa fare ad andare avanti in questa professione.
A ciò si è aggiunto purtroppo, negli ultimi mesi, l’immobilismo della Regione Abruzzo. Abbiamo chiesto, a più riprese, un incontro al nuovo Assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, con il solo obiettivo di illustrargli la situazione, spiegargli le nostre problematiche e chiedere un intervento forte della politica abruzzese. Purtroppo però stiamo ancora attendendo che ci fissi un incontro ed intanto la situazione peggiora sempre di più.
Per questi e tanti altri motivi non parteciperò, e come me tanti colleghi, alla 160° edizione della “Fiera della Pastorizia”, anche per protestare contro l’immobilismo delle associazioni, degli enti, delle istituzioni e di quanti dovrebbero tutelare e proteggere la categoria degli allevatori e invece restano immobili mentre tutto va a rotoli. La “Fiera della Pastorizia” dovrebbe essere un momento di festa, una vetrina per il nostro mondo, un evento promozionale a sostegno della categoria, oggi invece appare come un evento sinceramente vuoto e con poco senso di esistere vista la brutta china che sta prendendo questa storica attività.
Battista Caterini – Allevatore
Membro del Consiglio Direttivo di Coldiretti Teramo (per l’allevamento ovino)