Oggi ho davvero l’imbarazzo della scelta, tra guerra infinita, terremoto devastante, tragedia del mare, violenze che vediamo ripetersi ogni giorno in tv, sempre inattese, sempre più inaccettabili, sempre più violente. Ma tra tanta scelta scelgo di ricordare te, amica fragile. Che sei il paradigma di questi tempi violenti e folli. Senza senso.
“Evaporato in una nuvola rossa In una delle molte feritoie della notte. Con un bisogno d’attenzione e d’amore”. Così cantava De Andrè del suo “Amico fragile”
“Vado all’università. Devo ritirare la tesi”. Non era vero. Ti mancava un esame, solo un esame e non avresti potuto laurearti come previsto. La festa saltava. Soldi buttati. E come spiegarlo ai tuoi familiare, agli amici, alla “gente” che giudica. 27 anni, ti hanno ritrovata senza vita in un dirupo. “Vado all’università. Devo ritirare la tesi”. Nessuno ha capito il tuo dramma. Era presto. Faceva freddo. A casa non sei tornata. Non bisogna dare per scontato niente. Tu sei solo una delle 5000 persone che ogni anno decidono che può bastare così, che non vogliono più andare avanti, che non vale più la pena, che non ci sono ragioni abbastanza. Anime fragili come te. A cui nessuno ha provato a ridire le verità acquisite perché le facciano proprie.
Impossibile pensare che tu fossi morta. Adesso che ti guardo riesco a capire i tuoi pensieri, le mie mancanze verso di te, le tue tristezze…amica fragile. E, purtroppo, solo adesso capisco le mie mentre guardo le montagne e l’ultimo panorama che tu hai visto. E non resta che la preghiera. E non ci resta che piangere da soli. E non serve più trovare una colpa, la scuola con i professori indifferenti, i suoi compagni egoisti, il fidanzato distratto, e soprattutto le mie. Nella disperazione di chi non si è saputo rendere conto, di non essere riuscito a dargli speranza, fiducia nel futuro. Forse perché ne ho poca anch’io. Ma se non siamo capaci di fare questo, di dare qualcosa agli altri, se non sappiamo più dare tempo, forza, fiducia che senso ha la nostra vita. Fatta solo di menzogna e apparenza. Come possiamo sentire che Dio, ci vuole bene se noi non amiamo nessuno. Come possiamo sentirci vivi se viviamo invano ? Ognuno deve dare quello che può. Rispettando i propri tempi, le proprie capacità. Certamente si può, e si devono aiutare i giovani a modellare il proprio carattere, a formare la propria personalità, ma senza esercitare pressione. Tutti i genitori vogliono per i figli il meglio, ma è fondamentale che i figli percepiscano che sono amati per se stessi e non per i successi ottenuti nello studio o nella carriera. Dobbiamo imparare tutti che anche nella debolezza c’è la nostra grandezza. Che ad ammettere e confessare quello che altri potrebbero definire un limite non c’è niente di male. Dobbiamo insistere fin da quando i figli sono piccoli, senza stancarci di ripetere loro: “Ti amo perché sei tu”.
L’amore mette le ali si piedi, è vero. Ma non sempre ci permette di leggere il malessere, la sofferenza che passa nel cuore. Parlare. Confidarsi. Raccontarsi. Lo studio, gli amici, lo sport, l’amore, ma anche le battute di arresto. Tutti abbiamo diritto a essere fragili. I superuomini non ci interessano. La gioia non abita negli eroi ma negli uomini e nelle donne che sanno dare e ricevere amore. Cerchiamo di essere più vicini di quanto questo nostro tempo ci permette. Non dimentichiamo che abbiamo avuto la loro stessa età solo qualche anno fa. Non giriamo la testa davanti alla sofferenza altrui. Non esistiamo solo noi. Sta a noi accorciare le distanze del solcato che, a tutti i costi, “i modelli” propostici vorrebbero scavare fra persone. Oggi il dolore per la tua scomparsa è grande. Sei la figlia di tutti mente l’angoscia schiaccia e opprime il tuo papà e la tua mamma. Con loro, chiediamoci:”Dove abbiamo sbagliato?” ma la risposta o non arriva o arriva con un carico di tante altre domande. Addio, figlia di una generazione fragile e sensibile più di quanto siamo portati a credere ed ammettere. La tua scomparsa è assurda. Dolorosissima. Evitabile. Nessun biglietto, nessuna lettera, nessun saluto. Ci resta solo un buco nero nel quale ora sei immersa.