L’AQUILA – I consiglieri regionali PD Pietrucci e Mariani annunciano un’”operazione trasparenza” sul Gran Sasso lamentando l’”assenza” della politica. Forse, ad essere stati assenti sono stati gli esponenti del PD, che hanno rivestito nel tempo importanti incarichi istituzionali. Da parte nostra, sin dal giorno del mio insediamento nel febbraio 2019, ho affrontato questo scottante dossier, che il presidente facente funzioni, Giovanni Lolli, mi trasmise nel tradizionale passaggio di consegne. Incombeva la minaccia della chiusura del traforo e di un possibile sequestro da parte della magistratura. Dell’attività della giunta precedente, solo lunghi verbali di riunioni dei soliti “tavoli”, senza pervenire a nessuna conclusione e senza un solo euro di stanziamenti. Nel giro di poche settimane abbiamo posto il tema di questa emergenza al governo Conte I. Con il ministro Toninelli abbiamo condiviso e fatto approvare la norma per istituire un Commissario per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, nominato il commissario e stanziati i primi 120 milioni. Ho riunito e presieduto regolarmente la Cabina di Regia istituita dalla legge, dove tutte le parti interessate (Comuni, Province, Parco nazionale Gran Sasso, Aziende sanitarie locali, Ministeri e Laboratori del Gran Sasso) si confrontano per individuare le soluzioni e condividere il lavoro del Commissario. Luogo nel quale tutte le informazioni sullo stato della progettazione e la calendarizzazione dei lavori sono state fornite. È tutto pubblico, pubblicato e trasparente. Basta andare sul sito del Commissario per trovare una mole di documentazione e di informazioni mai viste prima. L’unico momento di “confusione” istituzionale lo ha creato il PD durante il governo Conte II, quando la ministra De Micheli ha pensato di nominare un Commissario per la messa in sicurezza sismica della A/24 e A/25, creando la “sovrapposizione” nel tratto del traforo, che tanto sta preoccupando e interrogando tutti gli osservatori. Sovrapposizione destinata a essere superata grazie all’azione del Governo Meloni, che sta mettendo ordine anche a questo problema, e che nel Bilancio 2025 ha stanziato gli ulteriori fondi (circa 84 milioni) richiesti dal commissario Caputi per completare il quadro economico. Il Gran Sasso non ha bisogno di altri fiumi di parole, espressi da soggetti in crisi di ruolo e in cerca di un quarto d’ora di visibilità, che organizzano sedicenti “workshop istituzionali”, così chiamati per nascondere la realtà di un’iniziativa di partito (che sarebbe assolutamente legittima e, questa sì, “trasparente”). Iniziativa alla quale invitano personalità istituzionali – come il sottoscritto – senza aver prima usato la cortesia di verificarne l’agenda e la disponibilità. Magari per reclamare un minuto dopo l’”assenza” e il “disinteresse” al grave problema… Il Gran Sasso ha bisogno di persone serie, che lavorano giorno per giorno alla soluzione di un problema per vent’anni lasciato marcire, affogato in un mare di chiacchiere. Come stiamo facendo. Se oggi si discute dei problemi creati dai lavori è perché qualcosa (e qualcuno) si è finalmente mosso.