Conoscete la Regola di San Francesco d’Assisi? Perché dura ancora oggi, e trasmette speranza con una forza senza precedenti ? La regola, come ci ricorda san Bonaventura, è una “forma di vita”, l’insieme di una serie di passi tratti dal Vangelo per orientare la vita, a cui si aderisce integralmente.
O non si aderisce. La regola è rivoluzionaria. Non si vive attraverso la interpretazione come fanno i cristianucci della domenica con le parole del Papa sulla misericordia e l’accoglienza. Si , i cristianucci, quelli che vanno in chiesa per farsi vedere con le scarpe nuove e il foulard by marocco ma non credono e non vivono nulla della regola di San Francesco ne delle parole di Papa Francesco. Come scrive Tommaso da Celano, per scriverla, Francesco, chiuso nella porziuncola, in partenza per Roma per incontrare Innocenzo III, parte da una premessa: solo attraverso l’esempio positivo si può indurre qualcuno a cambiare, non attraverso la predica e la condanna. Quindi la prima parola chiave con cui si presenta la Regola è “esemplarità“. E questo piace tanto ai giovani che non amano prediche noiose. La rivoluzione del messaggio è questa: far parlare i fatti. È l’avventura che Francesco desidera vivere: Francesco e i suoi frati lavorano per servire gli altri, non per guadagnare o accumulare provviste, per amare gli altri, per accogliere chiunque.
In questo tempo difficile, contrassegnato da impasse, testimone di endemica dissolutezza, nonchè della caduta delle ideologie storiche, i nostri giovani, assorbiti da una società consumistica e da un’educazione ondivaga, vagano alla ricerca di nuovi punti di riferimento in grado di riempire il vuoto che sentono nel cuore. Francesco per questo è, ancora oggi, un catalizzatore, rifugio per smaltire l’ubriacatura dei ritmi frenetici, un mezzo per trovare risposte profonde sul senso della vita. Francesco d’Assisi, oggi più che mai è avvertito come moderno e rivoluzionario, con una forza eversiva che, ancora oggi, è all’avanguardia per la propria spiritualità. Seguendo il suo carisma, si mette la propria vita al servizio della comunità, senza per questo, avere necessariamente l’intenzione di diventare un frate francescano. A coloro che vogliono unirsi a lui, Francesco offre di rinunciare alle loro abitudini comode e di correre con lui la grande avventura dell’imitazione di Gesù. Francesco chiede ai giovani l’assoluto distacco da un comportamento autolesionistico, dotato di esibizionismo isterico e volgarità diffusa, e chiede di tirare fuori il talento, l’abbandono totale alla speranza. Riesce Francesco ancora a dire qualcosa, alla nostra gente, ai nostri giovani ? Siamo tutti alla ricerca angosciosa di decodificare i segni che ci arrivano, di ascolto, di ricerca di dialogo e di senso di vita. Aneliamo una vita essenziale e serena. I giovani, soprattutto, hanno la necessità di contemplare la bellezza dell’universo. Non si tratta di vivere nel XX secolo con gli usi del XIII, ma la nostra esistenza terrena potrebbe essere caratterizzata dall’umiltà e dalla semplicità. Il Poverello ci riporta continuamente a lui quando gli altri ci denigrano perchè non abbiamo le griffe, quando ci isolano perché non ci identifichiamo nei loro slang e smettiamo di essere plateali. Ci gratifica e ci riappacifica la solitudine di Francesco perché non siamo simili alla volgarità altrui, e senza testimoni andiamo a portare il sorriso e la dolcezza alla gente che non aspetta altro per non identificarsi in luoghi comuni e nella vanità del mondo. L’apostolato principale è quello di vivere il dono della vita impegnandosi a costruire un mondo più giusto, lieti di stare alla pari con i più deboli, promuovendo la giustizia.
Per Hermann Hesse Francesco incarna un messaggio capace di dare ragioni di vita e di speranza al cuore di tutti, anche a quello dell’Italia d’oggi, scossa da una crisi che, prima che economica e politica, è spirituale e morale. Il giovane Francesco è veramente uno di noi, così simile a noi nella leggerezza della vita e dei sogni. Largamente umano. I miti cattivi, i bulli, i belli, i ricchi (non importa come) i falsi eroi, suscitano in noi un’immediata simpatia perché li sentiamo a noi familiari, osannati all’infinito dai mass media. Francesco invece ci invita ad una scelta di sobrietà, ci propone una logica che appare sovversiva rispetto agli arrivismi e alle avidità di questo mondo. Non è l'”audience” che conta, nè il successo o il denaro, ma la nuda verità di ciò che siamo! Ed è proprio questa libertà dell’essenziale che lo avvicina a tutti e lo rende inquietante per tutti! La provocazione che lancia al nostro presente è bruciante: non una fuga dal mondo ma una spiritualità del rispetto e dell’amore del Creato dove l’uomo sta al centro. E non è di esso che ha bisogno anche l’Italia e il mondo ?