TERAMO – Quali sono le vere ragioni che stanno alla base della realizzazione del nuovo Ospedale? Una struttura adeguata ed all’avanguardia, come recita il mantra che ci viene quotidianamente propinato dai vertici ASL? La “carenza di docce personali” (in piena pandemia!) come richiesto dall’entusiastico Comitato di medici pro nuovo Ospedale?
È da tempo che cerchiamo di comprendere le ragioni che sono alla base di una decisione (per noi) tanto sciagurata, considerando che i veri problemi della sanità locale sono da ricercare principalmente nell’offerta scadente in termini di contenuti che nulla hanno a che fare con il cosiddetto contenitore, contenitore che sembrerebbe invece essere diventato direttamente proporzionale alla qualità dei servizi secondo chissà quale algoritmo.
Oggi più che mai abbiamo però modo di ritenere che la narrazione adottata dal DG Di Giosia e compagnia cantante, riguardante la delocalizzazione dell’ospedale Mazzini, sia, non uno specchietto per le allodole, ma, peggio, un richiamo per allocchi.
Probabilmente o volutamente passate in sordina, abbiamo reperito due Delibere ASL, la 1380 del 2016 e la 1722 del 2017 che, senza troppo stupore, contraddicono le motivazioni sin qui addotte dalla “ compagnia dell’ospedale”, sulla realizzazione del progetto in questione che, è bene ricordarlo, costituirà l’ennesima cementificazione, peraltro in totale difformità sui vincoli ambientali.
Dalla delibera 1380 titolata “ Non Sostenibilità Economica Attuale – Organizzazione Sanitaria ASL Teramo – si evince che alla base dell’infelice idea della delocalizzazione c’è soprattutto una mera questione di conti.
Leggiamo infatti:
“…Non si è in grado di garantire l’equilibrio economico strutturale. Le risorse economiche assegnate dalla Regione nei programmatici per il triennio 2017-2019 non sono infatti sufficienti a coprire i costi dell’attuale organizzazione su quattro presidi ospedalieri. L’ASL di Teramo consapevole dell’assenza dell’equilibrio, ritiene di fondamentale importanza la riorganizzazione radicale della propria struttura di offerta ospedaliera e territoriale…”
Seguono tabelle esplicative che non riportiamo ma sono visibili nel documento originale nel quale si continua a leggere, “…prende spunto la proposta di realizzare un nuovo Ospedale con la conseguente modifica della destinazione dei tre Presidi, spostandone l’attività da Ospedaliera a Territoriale.”
Avremo quindi TERAMO come “punto di primo soccorso, attività ambulatoriale e RSA” GIULIANOVA ed ATRI come “country hospital, strutture per lungodegenti e per riabilitazione.”
In questo riassetto, ed al solo scopo di ridurre i costi ed aumentare la produzione mediante l’utilizzo delle economie di scala (come avviene in ogni operazione esclusivamente economica), e non quindi per le nobili ragioni da sempre addotte dalla ASL nostrana, si propone di realizzare il nuovo ospedale.
È evidente che se animati da nobili intenti come raccontano, a nostro avviso, avrebbero dovuto analizzare le cause che hanno prodotto, nel corso degli anni, gli effetti disastrosi che certificano, chiedendosi il perché, ad esempio, di tanta mobilità passiva con conseguente tracollo di entrate. Avrebbero dovuto conseguentemente adoperarsi per porvi rimedio cercando di invertire la rotta attraverso un sostanziale miglioramento della qualità dei servizi accorciando le liste di attesa tanto per dirne una…
Troppo complicato evidentemente, la soluzione più comoda è cambiare l’involucro…come se vedersi prenotare una risonanza a distanza di sei mesi nel “vecchio” ospedale Mazzini, risultasse più vergognoso rispetto allo stesso identico arco temporale di attesa, però proveniente da un CUP nuovo di zecca…vuoi mettere la soddisfazione, sempre ammesso che ci arrivi poi a farla?
Una roba da ragionieri, da abaco e da azzeccagarbugli e non di certo da paladini della salute pubblica.
Il giuramento di Ippocrate, in tale operazione, ha lasciato posto ai registri contabili della finanza e potremmo ribattezzarlo il giuramento degli ipocriti.
La necessità di un nuovo Ospedale, per le ragioni appena riassunte, vengono riconfermate anche dalla Delibera 1722 del 2017, in cui si ribadisce infatti che “… le risorse economiche assegnate dalla Regione nei programmatici per il triennio 2018-2020 risultano non sufficienti a coprire i costi dell’attuale organizzazione basata su quattro presìdi ospedalieri per acuti”.
Anche in questo caso, come panacea di tutti i mali si torna ad insistere sulla costruzione di un nuovo ospedale.
Per quanto riguarda la posizione della nuova struttura (S.Atto) , ovviamente è stata individuata sin dall’inizio e per un motivo molto semplice, può essere raggiunta agevolmente dai territori che di fatto diverranno orfani dei loro presidi smantellati (Giulianova ed Atri), una sorta di premio di consolazione, con buona pace di chi, svegliatosi da un letargico torpore, vorrebbe addirittura, in quei siti, Ospedali di I livello. (Sic)
Ovviamente in entrambe le delibere non poteva mancare la famosa “ottimizzazione delle risorse umane” che tradotto vuol dire una bella e ulteriore sforbiciata in termini di assunzioni che renderà immutata se non peggiore la qualità dell’offerta.
Appare sempre più chiaro quale sia insomma il disegno complessivo che si nasconde dietro la persistente volontà del Nuovo Ospedale da fare esclusivamente a S.Atto.
Non è questa però la sanità che vogliamo! Non vogliamo che scelte così importanti, legate ad un tema tanto delicato quale la tutela della salute, siano solo determinate da strategie meramente economiche perché sono altri gli aspetti da valutare. In primis la qualità delle prestazioni, il consumo di suolo, il rischio desertificazione del centro storico e la volontà dei cittadini che restano, piaccia o meno, gli attori nonché i finanziatori principali della sanità pubblica, nonostante si faccia di tutto per relegarli al ruolo di meri spettatori in una sceneggiatura già decisa a tavolino.
Dovesse aggiungersi, nel prossimo rapporto CREA, (quello che ha retrocesso all’ultimo posto nella classifica nazionale le capacità manageriali delle nostre ASL), la voce onestà intellettuale, proporremo quella di Teramo per il primo posto in classifica! (Si fa per dire).

Pina Ciammariconi