In un periodo in cui si parla, soprattutto, di emergenza, tra ricostruzione post sisma che stenta a decollare, edifici scolastici da mettere in sicurezza, infrastrutture stradali disastrate, ecc., pensare ad opere “visionarie” che possano ridare un senso di centralità a Teramo, città capoluogo, e alla sua provincia, potrebbe sembrare utopistico.
Eppure è proprio questo il momento giusto per mettere in campo una visione di città, e di territorio, che esca fuori dai soliti schemi legati a cemento e opere faraoniche, e puntare ad un’infrastruttura che possa ridare una funzione centrale a Teramo con uno sguardo allargato all’intero territorio provinciale che, ricordiamolo, conta poco più di 310.000 abitanti (quanto un paio di quartieri di Roma) ma che rappresenta, soprattutto nell’ambito costiero, una realtà turistica che intercetta oltre il 60% dei flussi regionali.
Fra i tanti progetti già in atto, dei quali la città poco conosce (pensiamo al recupero dell’ex struttura manicomiale) e progetti persi nel tempo (prolungamento ferrovia, centro fieristico ex Villeroy, ecc.), uno, in particolare, potrebbe riqualificare una importante porzione del nostro territorio, collegando Teramo al mare. Parliamo di una infrastruttura verde, con un percorso ciclabile e pedonale, lungo il fiume Tordino, che ricollegherebbe il parco fluviale della città, valorizzandolo, e i diversi punti di interesse situati lungo la vallata, interessando i comuni di Teramo, Bellante, Castellalto, Notaresco, Mosciano, Giulianova e Roseto degli Abruzzi.
Un progetto già contenuto nel Piano d’Area della Media e Bassa Valle del Tordino, elaborato anni fa dalla Provincia di Teramo e mai realmente attuato, e ripreso nel progetto, sempre della Provincia, di una ciclovia che colleghi la Ciclovia Adriatica, percorso di rilevanza nazionale, inserito dal Ministero delle Infrastrutture nella RETE DELLE CICLOVIE TURISTICHE NAZIONALI, che nel territorio teramano è quasi del tutto completo e che vedrà uno dei tratti più affascinanti sulla costa dei trabocchi, per proseguire, verso nord, fino a Venezia, e verso sud fino al Gargano.
Un parco fluviale continuo, con ampi tratti rinaturalizzati, attrezzature per il tempo libero, luoghi di socializzazione, che si intersechi con gli ambienti urbani e produttivi incontrati, con reciproche contaminazioni, e attraverso il percorso ciclabile e pedonale (e magari anche equestre), permetta di raggiungere, con la possibilità di intermodalità con l’adiacente ferrovia, in circa un’ora di pedalata, per i più allenati, la costa da Teramo e viceversa.
Un infrastruttura non solo lineare, ma pervasiva di un territorio ora in gran parte abbandonato o sottoutilizzato, come quello del contesto fluviale, che riqualifichi la valle del Tordino e costituisca un insieme di servizi, ecosistemici (verde, acqua, corridoio biologico, ecc.) e non (tempo libero, strutture sociali, luoghi di incontro, arricchimento turistico e qualità della vita), da realizzare in un arco di tempo medio-lungo, anche per successivi step, affidandone la gestione e la realizzazione sia agli enti istituzionali (Comuni, Provincia, ecc.) che ad associazioni e cittadini, magari con la costituzione di cooperative di comunità che si occupino di specifici servizi e/o di singole porzioni territoriali.
Una utopia? Se continuamo a ragionare nella logica della quotidianità ed emergenza avremo sempre, e solo, quotidianità ed emergenza. Se riuscissimo, per un attimo, ad alzare gli occhi e guardare verso nuovi orizzonti, forse, ci accorgeremo che, oltre a quel che rimane delle mura della nostra splendida città, c’è molto di più.