TERAMO – Siamo dinanzi ad un “mostro sacro” del calcio teramano; lo è per noi meno giovani, che lo ammirammo nel primo dei tre “grandi Teramo di sempre” (gli altri sono stati di Romy Malavolta e di Luciano Campitelli – ndr), quello che, nel 1974-’75, da calciatore proveniente dal Lecco (dove aveva giocato 3 partite in A – ndr) avrebbe meritato la conquista della serie B.
Erano i tempi di De Berardinis, Chiodi, Diodati, Piccioni, Pulitelli e altri campioni del passato; da allenatore firmò, 24 anni or sono, la storica promozione in B del Castel di Sangro dei miracoli. Siamo dinanzi ad un uomo che, nel giorno del suo 49° anniversario di nozze, ha lasciato a casa la sua signora ed è corso a Teramo, che gli è rimasta “dentro” e della quale conserva ricordi che, forse, sono ancora più grandi dei nostri nei suoi riguardi. Oggi è un uomo che il calcio può raccontarlo come pochi, a 73 anni suonati e portati meravigliosamente.
ASCOLTA OSVALDO JACONI