ATRI – «Leggiamo sul profilo Fb del Sindaco una comunicazione, definita importante, con cui annuncia la ripresa di tutte le attività, nessuna esclusa, dell’Ospedale San Liberatore. Alla stessa fa eco, quasi testualmente, un comunicato stampa del consigliere regionale Di Gianvittorio.
È una buona notizia, di fronte alla quale, però, ci poniamo con un sentimento di prudente ottimismo, augurandoci che non siano troppo dannosi gli strascichi del Covid e che la centralità del presidio non ne sia stata intaccata.
A partire dall’8 giugno, quindi, l’ospedale torna alla sua piena funzionalità. Non che non ci fidiamo della parola del primo cittadino, cui compete l’organizzazione degli uffici comunali, ma vorremmo capire, atti alla mano, quali disposizioni abbia indicato la Direzione Generale della Asl di Teramo, cui compete, appunto, l’organizzazione del nosocomio.
La ripartenza di tutte le attività, immaginiamo, significhi consentire il ritorno allo status quo ante. Sarebbe utile, oltre che opportuno e rispettoso verso i cittadini e tutti gli utenti, conoscere i dettagli, gli aspetti tecnici di tale “ripartenza”, considerato che la conversione in ospedale Covid ha completamente stravolto l’organizzazione del presidio.
Non può passare sotto silenzio la confusa gestione di tutta la vicenda, a partire dalla imposizione, perché questa è stata, dell’ospedale Covid, cui hanno fatto seguito altrettanto confuse dichiarazioni e risoluzioni del Consiglio Comunale che evidenziano l’assoluta mancanza di autonomia decisionale del Sindaco, schiacciato tra le istanze dei partiti di maggioranza al governo regionale e totalmente in balia dei protagonismi di parte.
Il 4 maggio, in consiglio comunale, viene approvato un documento che prefigurava un assetto Covid dell’ospedale, con indicazioni progettuali che avrebbero avuto l’avallo del comitato tecnico-scientifico, salvo poi, nel giro di 4 settimane chiedere l’uscita dal piano pandemico.
In un mese, una virata a 360°, per tornare laddove il sottoscritto, con un proprio documento, chiedeva ci si fermasse. Ricordo, a lei Sindaco, come a tutte le altre forze politiche presenti in Consiglio, che la nostra proposta, se solo fosse stata letta, indicava chiaramente quello che oggi Lei tenta di spacciare come soluzione. Le ricordo, citando testualmente un passaggio, quanto scrivevo “Se, come afferma il Ministro della Salute, la fase 2 deve passare attraverso un’organizzazione territoriale attenta, non si comprende, almeno non io, quale sia la visione strategica della ASL di Teramo e della Regione Abruzzo. Se Pescara avrà una struttura dedicata, con un finanziamento di 11 milioni di euro, Giulianova ha riconvertito in Covid la struttura già destinata ad accogliere i malati di Alzheimer, Teramo e L’Aquila avranno comunque reparti finalizzati, diventa difficile comprendere la scelta, frettolosa, assunta per il San Liberatore”.
Una proposta totalmente ignorata, prigioniera semplicemente di un pregiudizio che non fa altro che accentuare come il baricentro non sia il reale interesse verso la collettività, ma la sudditanza alle logiche di parte. Siete scesi in piazza, il 2 giugno, per manifestare contro il governo che non vi ascolta, giustamente chiedendo condivisione delle scelte, salvo, poi, reiterare, a parti invertite, gli stessi comportamenti!
Seguiremo con l’attenzione e la cura di sempre gli sviluppi, soprattutto in tema di investimenti annunciati, ponendo sempre al centro solo ed esclusivamente l’interesse generale del San Liberatore.
Sindaco, quel che esce fuori da tutta questa vicenda sono la sua debolezza e la sua incapacità amministrativa. Così come la sua scarsa cultura della collegialità. Risponderà, sicuramente, fregiandosi dei risultati in campo scolastico. Glielo anticipiamo noi, risparmiandogli la fatica di scriverlo di nuovo, e ci conforterà nell’apprezzarlo ancora come un buon assessore all’istruzione, ma come pessimo Sindaco».
Cosí in una nota il Consigliere Comunale di Abruzzo Civico Atri, Paolo Basilico.