Ventitre’ maggio 1992: un sabato afoso, preannuncio d’estate. Un giorno che avrebbe cambiato di colpo non solo la giornata ma anche la storia d’Italia si materializza alle 17.58, con un boato terrificante sull’autostrada che collega la citta’ con l’aeroporto di Punta Raisi. Dalle prime frammentarie notizie delle forze dell’ordine ci rendiamo subito conto che e’ successo qualcosa di grave: ”C’e’ stata un’esplosione nei pressi dello svincolo di Capaci. Ci sono morti e feriti, e’ un inferno…”. La centrale operativa della Questura fa riferimento a una ”nota personalita”’ coinvolta nell’attentato. Il nome di Giovanni Falcone non viene pronunciato, ma non ci vuole molto per capire che la ”nota personalita”’ e’ proprio lui.
A trent’anni dalle stragi in cui morirono i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assieme alle loro scorte, anche la città di Teramo ha allestito un ricco programma di iniziative per ricordare i magistrati e i poliziotti uccisi. Tra i tanti ospiti che saranno a Teramo nel mese di maggio anche il giudice Piergiorgio Morosini (Gup del processo Trattativa e consigliere del Csm). L’uomo che negli anni ’90 fu titolare di numerosi processi a Cosa nostra ed estensore delle sentenze nei processi ai capi storici della mafia. Cioè il magistrato che materialmente chiuse le sbarre del carcere davanti a tanti boss mafiosi tra cui Riina, Provenzano, Brusca e Bagarella.
Quello che si presenta all’improvviso e’ uno scenario apocalittico che per qualche secondo ci lascia senza fiato. Un tratto di autostrada non c’e’ piu’, ”cancellato” da 500 chili di tritolo . L’automobile che apriva il corteo blindato, una Fiat Croma marrone con tre agenti di scorta, la “Quarto savona 15” investita in pieno dall’onda d’urto, e’ stata catapultata a un centinaio di metri di distanza dall’autostrada. La vettura su cui viaggiava Falcone, una Fiat Croma di colore bianco, appare invece come sospesa sull’orlo della voragine. Il magistrato e la moglie, Francesca Morvillo, feriti a morte, sono gia’ stati caricati in ambulanza. Spireranno poco dopo in ospedale. Se il colpo d’ occhio immediato spiega cosa e’ successo, occorrera’ invece tempo per rendersi conto che dopo Capaci nulla sara’ piu’ come prima. Per far conoscere ai più giovani , agli studenti, cosa accade quel giorno, e perchè accadde, per cogliere il significato della sfida del terrorismo mafioso al Paese è necessario “fare memoria”. Occorre ricordare a ragazzi e ragazze che le scuole sono presidio di legalità. La legalità è parte costituente della nostra vita. A scuola si deve imparare il rispetto e la lotta alla violenza. E’ necessario che il rispetto e il rifiuto della violenza sfocino in un’identità comune che ha nella scuola un caposaldo. Chi la rifugge, è da un’altra parte.