L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso dalle Associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, esprime soddisfazione perché finalmente la politica regionale e quella locale hanno mostrato di voler occuparsi dell’acquifero del Gran Sasso.
L’Osservatorio valuta positivamente questo nuovo attivismo da parte della Provincia, dell’Assemblea dei Sindaci del teramano e della Regione che sembra aver trovato una prima sponda nel Governo nazionale.
Certo, spiace che per arrivare a questo sia stata necessaria la minaccia della chiusura del traforo del Gran Sasso da parte della Strada dei Parchi SpA. Sarebbe stato auspicabile che una tale volontà di risolvere la situazione fosse emersa da tempo, visto che sono ormai due decenni che facciamo i conti con il pericolo di veder compromessa la principale fonte d’acqua della nostra
regione e una delle più importanti dell’Italia centrale.
In ogni caso è un bene che questa volontà si sia finalmente manifestata, ma per evitare il ripetersi degli errori del commissariamento passato si deve agire in maniera diversa. Ricordiamo che il sistema Gran Sasso ha già conosciuto un commissariamento nel 2003 che ha lasciato sostanzialmente invariata l’interferenza delle gallerie autostradali e dei laboratori con l’acquifero del Gran Sasso, nonostante sia andato avanti per diversi anni e sia costato 80 milioni di euro.
L’Osservatorio ribadisce che qualsiasi ipotesi di commissariamento dovrà tenere fermi questi aspetti, tutti ugualmente importanti e non sacrificabili:
1. l’accelerazione delle procedure non può essere a scapito del rispetto della normativa posta a difesa dell’ambiente e della salute umana, a maggior ragione perché l’acquifero del Gran Sasso fornisce acqua ad oltre la metà degli abruzzesi e si trova all’interno di un’area naturale protetta di valenza europea, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga;
2. la messa in sicurezza questa volta deve essere completa e definitiva. Non si tratta di superare una situazione di emergenza legata alla paventata chiusura delle gallerie autostradali, ma di rendere finalmente impermeabili gallerie e laboratori rispetto all’acquifero;
3. per rendere veramente sicuro l’approvvigionamento d’acqua dal Gran Sasso è necessario che lo Stato individui ingenti fonti finanziarie. Trattandosi di opere nazionali deve essere tutto il Paese a farsi carico di questa esigenza. Si tratta di almeno 170 milioni di euro, secondo i calcoli effettuati dalla Regione: una cifra considerevole che dovrà essere amministrata bene e in maniera trasparente;
4. partecipazione e trasparenza sono due aspetti fondamentali che mal si conciliano con una gestione commissariale. Ma proprio per evitare di ritrovarsi tra 15 anni nella stessa situazione di oggi, va evitato il modello del commissariamento del 2003 quando calò su
tutta la vicenda il più assoluto silenzio. L’acqua, bene fondamentale per la vita e l’economia di un territorio, deve essere gestita in trasparenza, assicurando informazione e partecipazione;
5. va immediatamente garantito l’abbassamento del rischio potenziale, avviando le azioni necessarie per eliminare dai laboratori quelle sostanze pericolose che peraltro già oggi non potrebbero essere stoccate all’interno di un acquifero.
Ora si tratta di capire come si evolverà la situazione nelle prossime settimane. Dipende solo dalla classe dirigente di questo Paese e di questa regione se si imboccherà la strada della soluzione definitiva dei problemi creati da gallerie autostradali e laboratori o se invece si ripercorreranno le strade del passato cercando di adottare soluzioni momentanee in attesa che passi l’attenzione dei cittadini e della magistratura.
Come l’Osservatorio ha ribadito in tante occasioni, la soluzione al problema dell’acquifero del Gran Sasso che si trascina da almeno 20 anni arriverà solo quando le gallerie e i laboratori si adegueranno all’acquifero che li ospita e non cercando di adeguare l’acquifero alle esigenze della Strada dei Parchi SpA e dell’INFN.