Spartaco. Quanti ricordi, quante emozioni. Spartaco, le terre di Tracia, quando tutti i superstiti, nella finzione hollywoodiana, si innalzavano dalle loro ferite per gridare “Io sono Spartaco”. Bisogna leggerla l’intervista a Walter Veltroni, per capire perché poi nella realtà hanno vinto le legioni di quelli brutti e cattivi, Crasso e Pompeo. Bisogna leggere l’agilità da entrechat huit con cui l’uomo che ha celebrato il trionfo della globalizzazione in salsa italiana, quello del Lingotto che ha plasmato la terza via, ci dice che bisogna rifare l’Andata al popolo. Ricordo al consigliere Mariani che è il primo movimento populista della storia.

E’ sconcertante leggere la sua critica. E rifiutarsi di fare due più due. Troppo impegnato a fare i film per sentir parlare di precarietà, solitudine, povertà, periferia, insicurezza, paura del futuro, schiavitù dei nuovi lavori. Non posso dirlo meglio di Anthony Barnett di OpendemocracySe tutto quello che volete è fermare la Brexit e Trump, non potete capite che siete stati voi a portare alla Brexit e a Trump”. Finché la sinistra dall’insopportabile puzzetta sotto il naso, con i maglioncini rosa di cashmere, le diete vegane, il culo sempre bello caldo e i piedi in due o tre staffe, non saprà ripetere luteranamente Hier stehe ich, ich kann nicht anders (Io rimango fermo, non posso fare altrimenti) anche a costo della scomunica, ci sarà sempre uno scisma. E intanto, Spartaco con i suoi, sono in croce a Porta San Sebastiano.

La premessa serviva per dire chi è Rula Jebreal, amica di Walter Veltroni, introdotta da Walter Veltroni nei salotti dove si ciancia di marxismo e pellicce, di Cuba ma solo per le vacanze – con la buona pace dell’ex compagno Lancione – che al contrario del “Che” fa finta di non vedere le zozzerie per non essere costretto ad andare in Bolivia per rimanere puro-   dove gli illuministi de noialtri fanno finta di essere buoni, mentre i voltairiani in giacca e cravatta by Marocco, ovviamente pro sardine e don perignon,  disquisiscono di cattiverie varie e – come “cosa loro” – si aggiustano tra loro i cassi loro.  Apposto compà.  La nostra Rula usata dall’establishment gauche caviar per diffondere il verbo del profeta, viaggiare in prima classe,  spiegarci quanto le facciamo schifo, dormire solo nei 5 stelle, sputare sulla nostra religione, cenare con risotto alla curcuma ma solo da Cracco che fa tanto Mao Tse Dong,  invitata in Tv  – con lauto gettone pagato dai cittadini per mandarla a Sanremo con Diletta Leotta  (che almeno è bona assai) – per creare caos, per tacciare di intolleranza, islamofobia, sessismo, razzismo, machismo chiunque non è d’accordo con Lei.

Purtroppo (ma per un breve periodo) soffre per i campi profughi nella villa di Chelsea del fondatore dei Pink Floyd Roger Waters. Poi si dispera per l’intifada accompagnandosi con il ricco gallerista pro palestina – ma solo a parole – Julian Schnabel. Poi  soffre molto per Gaza con un altro buono, il banchiere Arthur Altschul, partner di Goldman Sachs, una delle maggiori banche d’investimento a livello mondiale. Ma è distratta e non si accorge che è in mano agli ebrei e finanzia Israele.  Non è colpa sua se ama solo i  poveri .  Tutti  come i compagnucci locali, casual ma Cucinelli. Tutti belli comodi nelle tavole del sinistrismo di maniera di certi ambienti pseudo culturali d’élite. Che si atteggiano a sostenitori e promotori di cambiamenti politici e sociali velleitari ma sostanzialmente interessati solo al loro metro quadrato.

Ora la signora Jebreal ha un libro da vendere, ma non sposta una copia. Invecchiata nel corpo come natura vuole, allontanata dai compagni, ammuffita nelle idee, che c’è di meglio di una cattiveria per tornare un pò in auge. Non è necessario dire che la notizia riportata da questa sagace investigatrice, questa astuta indagatrice….è del 1995. Vecchia, trita e ritrita. Del 1995. Non è vero che la “signora”  ha la mente obnubilata. Intanto il suo nome è sulla stampa. Qualche illuminato che la difende si trova. Vedrete se non la invita qualche talk per spiegare questo osceno e inutile lancio di fango che rende simpatica la Meloni anche a chi non lo era, che raffaorza l’idea di una ragazza che dalla periferia romana, senza padre, senza na lira, diventa presidente del  consiglio di uno Stato. Che è anche una bella storia.  Una che ce la fatta. Senza Veltroni. Senza Pink Floyd ne ricconi. Anzi combattendo dentro il suo partito (ma questo lo racconto a parte)   Invece la “signora” Rula quando scende dall’attico in via Frattina l’aspettiamo in Tv per spiegare perchè secondo lei  le colpe dei padri ricadono sui figli, generalizzando quella propaganda politica che alimenta odio e rabbia. Che tanto nel suo salotto non entreranno.