TERAMO – Il ritrovamento sul territorio di San Nicolò a Tordino , in due diverse occasioni a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, di esche contenenti sostanze tossiche generalmente utilizzate per la lotta ai roditori nocivi, ha indotto i Carabinieri Forestali a svolgere delle attività di sopralluogo con l’ausilio delle unità cinofile antiveleno allo scopo di individuare eventuali fonti di prova utili allo sviluppo investigativo e per la bonifica del sito interessato ai fini dell’allontanamento delle eventuali fonti residue disperse sul territorio, a garanzia anche della salute del cittadino.
Nei fatti il personale della Polizia Municipale – Settore Ambiente, interveniva nei giorni 23 e 29 dicembre in Via Galilei di San Nicolò a Tordino , a seguito di segnalazioni circa la presenza a terra di materiale sospetto. Il materiale rinvenuto, consistente in cumuli di chicchi di grano dal colore rossastro, veniva prontamente recuperato per il successivo conferimento all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale “G. Caporale” di Teramo e per l’identificazione analitica delle sostanze tossiche veicolate.
Nel corso della perlustrazione dell’area interessata con le unità cinofile antiveleno dei Carabinieri Forestali, a cui ne seguiranno altre nei prossimi giorni nelle zone limitrofe, non sono state rinvenute carcasse di animali domestici e/o selvatici né altro materiale sospetto.
Le attività di indagine da parte della componente Forestale dell’Arma dei Carabinieri comunque proseguono nell’intento di individuare il responsabile dell’abbandono delle esche.
Quello dell’uso di esche e/o bocconi avvelenati è, purtroppo, un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale che può coinvolgere in maniera non selettiva animali domestici, selvatici ed anche l’uomo.
La sostanziale continuità del fenomeno nel tempo indica che l’avvelenamento degli animali continua ad essere un problema rilevante, anche nella provincia di Teramo: negli ultimi 12 anni gli episodi di avvelenamento di animali segnalati ai Carabinieri Forestali sono stati complessivamente 243.
Il fenomeno può essere ricondotto, in termini generali, ai tentativi di primazia per l’accesso alle aree di raccolta del tartufo da parte dei raccoglitori o alle aree venabili o di addestramento cani da parte dei cacciatori nonché alla lotta alle specie di fauna selvatica ritenute nocive in corrispondenza delle zone di ripopolamento e cattura. Molti degli eventi risultano altresì accaduti in aree urbane facendo quindi ritenere che il fenomeno possa essere correlato, in tali casi, ai conflitti tra i cittadini, causati dalla paura o dal fastidio nei confronti di animali vaganti o padronali.
La scarsa incidenza di eventi, nella provincia di Teramo, che hanno coinvolto animali appartenenti a specie di fauna selvatica non consente di correlare con chiara evidenza il fenomeno al conflitto tra attività umana e protezione della fauna nell’interfaccia rurale/forestale.
Si rammenta che l’uso di esche o bocconi avvelenati è una condotta punita dal Codice Penale e rappresenta l’espressione di comportamenti antisociali.
Gli avvelenamenti di animali domestici e selvatici non rappresentano solo un pericolo per la salute animale. Il veleno dei bocconi e delle esche può diffondersi nell’ambiente, inquinando il terreno e le acque superficiali, o entrare direttamente in contatto con le persone, soprattutto gli individui più indifesi, esponendoli al rischio di avvelenamento come testimoniano i recenti fatti successi in Umbria (Terni, 17 dicembre 2022).
E’ quindi opportuno non abbassare la guardia.
Contrastare l’uso illegale del veleno, rientra non solo nel doveroso compito di far rispettare le leggi vigenti, ma significa anche svolgere un ruolo efficace di conservazione attiva delle specie protette e della biodiversità degli ambienti naturali.
In caso di rinvenimento di esche o bocconi presumibilmente avvelenati o di animali con morte sospetta, il cittadino potrà segnalare le circostanze al numero di emergenza ambientale 1515 per l’attivazione delle componenti Forestali dell’Arma dei Carabinieri che in tali evenienze operano con il fondamentale ausilio fornito dalle Unità Cinofile Antiveleno.