L’AQUILA – “E’ evidente che il passaggio dalla Regione alla Camera non ha insegnato a Camillo D’Alessandro a misurare le parole, con il risultato di accumulare brutte figure. Come è successo, per esempio, nel caso dei 55 lavoratori TuA”. Ad affermarlo è il consigliere regionale Riccardo Mercante che spiega: “Oggi alcuni esponenti PD esprimono soddisfazione per il parere rilasciato dal Ministero del Lavoro, in cui si chiarisce che i 55 lavoratori Tua non sono mai stati messi a rischio dal Dl Dignità.
“Una soddisfazione – precisa Mercante – che se avessero letto bene le carte avrebbero provato già da un mese, poiché, come avevo comunicato il 5 ottobre, il decreto dignità D.L. n87/2018 del M5s che ha portato notevoli cambiamenti nel mondo del lavoro per la stabilizzazione dei lavoratori smontando quasi totalmente il precarizzante jobs act di Renzi, non ha però cambiato l’istituto della Deroga Assistita con causale, da applicare in casi straordinari proprio come quello dei 55 lavoratori di TUA. Lo sapevano tutti, tranne i consiglieri regionali di Centro sinistra e i deputati del PD che hanno preferito, come sempre nelle ultime settimane, strumentalizzare ogni situazione pur di tentare di screditare l’avversario in vista delle future elezioni in Abruzzo del 10 febbraio”.
Il consigliere regionale prosegue: “Vorrei ricordare al PD che i cittadini si convincono lavorando bene e non esclusivamente denigrando, tra l’altro con mistificazioni, il lavoro dell’avversario. Camillo D’Alessandro in testa, e tutti i compari del centro sinistra al seguito, in questa vicenda non hanno fatto altro che palesare la propria ignoranza in tema di leggi e normative sul lavoro, oppure, e forse ancor più grave, la totale disonestà intellettuale di chi strumentalizza la vita di 55 famiglie abruzzesi per fini di propaganda politica”.
“Pertanto – conclude Mercante- consiglierei al deputato D’alessandro, al fine di evitare altre figuracce nazionali di studiare gli atti, di leggere qualche libro in più oltre a Fontamara e nelle pause, onde evitare di cadere in lipidiche tentazioni di sfilarsi la forchetta dalla giacca e di riconsegnarla al ristorante della Bouvette”.