TORTORETO – La Betafence di Tortoreto produce recinzioni metalliche e sistemi di sicurezza esportati in tutto il mondo, con un attivo economico medio di decine di milioni di euro ogni anno. Eppure la proprietà ha deciso di chiudere lo stabilimento con la scusa di minore produttività rispetto ad altre filiali del gruppo. In realtà, si sospetta, per delocalizzare l’attività in Polonia. Una questione di costo del lavoro, insomma; una speculazione che per una multinazionale può essere lecita dal lato economico, ma è sicuramente da deprecare dal lato umanitario e sociale: più di 150 dipendenti buttati in mezzo alla strada, altri 150 quelli dell’indotto.

Trecento famiglie senza più reddito, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. È il declino della Val Vibrata quello che stiamo vivendo? Forse: altre vertenze sono in atto nel territorio, c’è il pericolo di un defilarsi alla chetichella di aziende importanti che danno lavoro a centinaia di famiglie. Occorre da subito che il Ministero dello Sviluppo Economico intervenga per bloccare l’esodo, con tutti i mezzi che ha a disposizione e con una grinta che finora non gli abbiamo ancora visto.

Nel frattempo, se Roma è troppo lontana, confidiamo che la Regione, con la sua Giunta, trovi un mezzo di dialogo fermo e deciso con la proprietà dell’azienda che, come spesso accade nel mondo della grossa industria, è un insieme di scatole cinesi dove trovare il giusto interlocutore non è mai facile.

di pasquale felix