Nella giornata del 2 giugno 1946 si tenne in Italia il Referendum per scegliere tra Repubblica e Monarchia. Per la prima volta in Italia, votarono anche le donne.
I documenti storici raccontano che il pomeriggio del 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicarono a Pio XII (chissà perchè solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere. Nella mattinata del 5 giugno, verso le 11,00, De Gasperi annuncia al Re Umberto II che la Monarchia ha vinto. Il pomeriggio del 5 giugno sembra fatta: i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni la vittoria della Monarchia. Il ministro Romita va dal Re Umberto II a portagli la notizia mentre lentamente schede e rapporti dei seggi arrivano a Roma.
Mentre Re Umberto II – “Re di maggio” nominato re da solo 1 mese – poco esperto, amante delle donne, impacciato, malvisto dall’apparato dello Stato ancora fascista, prepara il pubblico annuncio, e la grande festa a Villa Ada, iniziarono una serie di manovre ancora non del tutto chiare. Nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di 3 milioni di voti di dubbia provenienza.
Basti dire che gli studi storici e statistici hanno dimostrato che, in quell’epoca, non votarono e non potevano esserci tanti votanti quanti ne furono conteggiati nei seggi – 24 milioni – e nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno. Dunque i voti giunti al ministero dell’Interno all’ultimo momento, che avevano dato la vittoria alla repubblica, erano scaturiti dal nulla. Furono immediatamente presentati migliaia di ricorsi, ma nella notte del 7 giugno si decise, con un arrogante sopruso, di non prenderli in considerazione. In quelle notti si svolse anche una vera e propria guerra tra i servizi segreti americani favorevoli alla Repubblica e quelli inglesi che con la Chiesa erano favorevoli alla Monarchia. Il 10 giugno la Corte di Cassazione diede in via ufficiosa la notizia della vittoria della Repubblica affermando che avrebbe fatto la proclamazione ufficiale con i dati definitivi il 18 giugno. Ciò però non avvenne mai, per cui la Repubblica, in effetti, non è mai stata proclamata!
Alcide De Gasperi (monarchico) fu nominato capo provvisorio dello stato. Scoppiarono rivolte in molte città italiane contro i brogli del Referendum. A questo punto il Re Umberto II, per evitare una guerra civile, parte per l’esilio, dopo aver diffuso un proclama in cui contesta la violazione dei voti e della legge. Quello che successe dopo lo sappiamo.
Ho voluto ricordarlo, oggi, soprattutto ai più giovani. Perché in un’era in cui la politica somiglia più allo sport, coi partiti sempre più squadre e i cittadini sempre più tifosi, sappiano come sono andate veramente le cose. E almeno loro cerchino la verità. Non restino con gli occhi chiusi continuando a disinteressarsi dei problemi che affliggono il nostro Paese, affidandosi solo al pensiero del giornalista mercenario, de Barbara e Maria, dell’amico/a di turno, e/o della Tv.
Questo 2 giugno, tra retorica a chili, bandiere che garriscono, ascelle pezzate dei politici sotto il sole di piazze deserte, sarebbe una vera “festa della libertà e della repubblica”, solo se ognuno di noi tirasse fuori la propria voglia di onestà, verità, cambiamento. Voglia di sapere. L’Italia repubblicana nacque così: da un grande imbroglio. Non meravigliamoci dunque se nelle scuole oggi i briganti vengono descritti in modo negativo, mentre erano partigiani del popolo. Non stupiamoci se l’Italia ricorda Cavour, senza dire che fu un massone traditore del Paese; se l’Italia intitola le vie a Garibaldi, crudele assassino, conquistatore mercenario. L’Italia repubblicana che nacque da un imbroglio è quella dei misteri: del caso Mattei, Piazza Fontana, Val di Sambro; Italicus; Ustica; Dalla Chiesa, Chinnici; Moro, Falcone e Borsellino.
I nostri giovani sanno tutto questo? No. Perché pochi hanno spinto sull’acceleratore per arrivare a dare una parvenza di verità a tutti i drammi della nostra Repubblica. Secondo Andreotti “gli italiani non sono pronti a conoscere la verità”. Sarà. Io penso invece che a non volere la verità siano solo i mandanti di quegli eventi. Penso che in questo 2 giugno 2021 il Paese dovrebbe distaccarsi dalle cerimonie vuote, senza senso, con parole che puzzano di muffa, piene di menzogna, e dai colori o dalle bandiere di una parte, e riprendersi la storia, la verità, l’obiettività dei fatti. Senza partigianerie. Ricordandoci che la verità, come le critiche, nel modo giusto, non possono esser altro che costruttive.