TERAMO – La “disfida” del cancello di Piazza S.Anna non ha nulla di epico piuttosto ricorda il solito abito grottesco indossato senza vergogna nella storia recente del capoluogo di provincia. Piazza S.Anna rappresenta uno scrigno prezioso e riservato nel quale in pochissimi metri la storia della nostra città si rileva dall’antica Roma ai Normanni fino ai giorni nostri e sarebbe opportuno non dimenticare mai il valore dei luoghi.
La vicenda è incastonata in diversi mesi di comunicazione distorta che tramite una narrazione di “non-giornalismo” ha ridotto questo gioiello a piazza di spaccio, disturbo e degrado solo perché un gran numero di studenti delle scuole superiori l’hanno riabitata in assenza totale di luoghi di aggregazione ricreativi culturali.
Il degrado inoltre ha deciso di abitare o è stato clamorosamente individuato in un corridoio che costeggia l’imponente copertura di vetro delle rovine della Domus romana e dunque l’amministrazione si è vista
costretta ad installare una ringhiera con annesso cancello.
Straziante il commento dell’assessore comunale Valdo Di Bonaventura che in solitudine argomenta la “ragione di stato” che ha portato ad un così poderoso intervento, coinvolgendo anche il Questore scopertosi incapace di garantire l’ordine ed arginare studenti delle scuole superiori così pericolosi per la collettività.
La forte miopia di tali scelte, nelle ultime 24 ore, ha suggerito, per aggiungere capitoli all’improvvisazione, l’apertura del cancello durante le ore diurne rendendo merito alla farsa annunciata e inutili i soldi spesi per la sua collocazione(verrà il giorno che qualcuno chiederà il conto) ma rimane una marcata linea di disgusto e drammatica continuità
nell’osservare come negli ultimi 20 anni la città si sia vestita di opere inutili quanto orribili.
L’Ipogeo, il parcheggio sotterraneo di Piazza Dante che ha sventrato un’arteria della città nonché una piazza storica, la pavimentazione del corso principale con relativo sovrabbondante arredo urbano e come se ciò non bastasse oggi la città si fregia anche di inutili cancelli.
Una continuità garantita da una amministrazione che ha lasciato la pianta organica del Comune immutata così che i dirigenti
irresponsabilmente hanno continuato indisturbati a non rispondere delle orribili conseguenze delle proprie scelte, mantenendo un peso molto maggiore rispetto ai singoli amministratori pro-tempore.
Certo cercare di comprendere le vere ragioni del degrado di una città o della drammatica condizione di una generazione che non ha spazi ricreativi culturali è altra cosa che richiederebbe una chiara visione politica che non s’improvvisa a chiamata.
Il crescente numero di depressione, anche nelle fasce giovanili, non può ancora essere letto come un fattore individuale invece che ambientale perché significherebbe appunto degradare la dimensione pubblica quindi politica della città stessa.
Piazza Sant’Anna è un luogo di cultura che merita di essere vissuto ma viste le rarissime aperture della Domus restiamo fiduciosi di come questa nuova attività correlata all’apertura e chiusura del “cancello”
possa ridare slancio al quartiere intero.
E’ triste osservare come la città sia rimasta prigioniera ancora oggi di procedure amministrative dettate non nell’interesse pubblico ma dall’interesse particolare, personale che fa del “vicino” il padrone del proprio rione. Un Comune non dei cittadini ma dei “vicini”.
Giorgio Giannella