CAMPLI – L’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo (sezione italiana), la PrO-Loco Città di Campli e Memoria & Progetto, presentano, venerdì 4 gennaio 2019, alle ore 18, a Campli presso l’Ufficio Turistico, “Tre Mazzi da Cucù” a cura di Nicolino Farina. L’antica tradizione delle Carte da gioco del Cucù in tre mazzi: quello riprodotto Camplese di metà Ottocento, quello riprodotto Munari di Bari 1888-1928, quello inedito disegnato da Nicolino Farina.
Alla presentazione interverranno:
- Pierluigi Tenerelli – Presidente Pro-Loco Città di Campli
- Davide Francioni – Associazione Memoria e Progetto
- Leandro Di Donato (moderatore) – Presidente della sezione italiana dell’Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo
- Nicolino Farina – l’autore
Tutti e tre i mazzi di carte da Cucù sono prodotti in 100 copie, numerate sul fondo della scatola.
Mazzo di carte da Cucù Camplese in uso nella metà dell’Ottocento
Il mazzo di carte da gioco del Cucù Camplese è una riproduzione curata da Nicolino Farina, di un esemplare utilizzato a Campli nella metà dell’Ottocento. In questo mazzo il modo di rappresentare i personaggi si distacca da quelli storici del Cucù soprattutto per due motivi. Sulla carta di valore XV, non compare più il personaggio che regge per mano le piante purgative con sopra il motto “Hai pigliato Bragon”, ma una figura che fa fuoco con una pistola ad avancarica, sormontata dalla scritta “Tuffo”, in pratica il suono onomatopeico dello sparo dell’arma ancora arcaica (poi sostituito con Bum). Esiste una figura in più, inventata a Campli chiamata “Grattaculo” e più popolarmente “Cacaccio” che non ha riscontro in nessun altro mazzo da Cucù conosciuto.
La carta, con il “Grattaculo”, fu creata dai camplesi per canzonare il giocatore che aveva subito l’effetto del personaggio “Hai pigliato Bragon”, raffigurato con piante purgative in mano (poi sostituito con il Tuffo diventato in seguito Bum). Infatti, in Emilia fin dalla fine del Trecento era in uso il motto “Cha perse se grata el cullo”.
Mazzo di carte da Cucù stampato da Guglielmo Murari dal 1888 al 1928
La stamperia Murari di Bari era sicuramente conosciuta dai rappresentanti camplesi d’immaginette sacre e profane che operavano per i grossisti di Campli che, a fine Ottocento, controllavano il mercato italiano quasi a livello di monopolio. Forse non è per caso che le figure del mazzo Murari, nella raffigurazione, ricalcano quelle usate nel mazzo camplese. La figura di valore XIV si chiama “Tuffo”, invece di “Hai pigliato Bragon”, e la figura di valore XII si dice Gnaf, invece di Gnao. Murari, però, non stampa il “Grattaculo” e in sua vece mantiene il “Leone con lo scudo”, in origine simbolo della città di Bologna, nel tempo divenuto emblema (ma non personaggio) delle carte da Cucù, poi usato nell’Italia settentrionale per giochi da presa possibili solo con 40 carte. Nello stesso periodo, e fino al 1950 circa, stampa Carte da Cucù anche Faustino Solesio di Genova, ma con iconografie tradizionali. Per gli stessi motivi di Murari, Solesio (così come ancora oggi fa la Masenghini di Bergamo) continua a stampare la carta del “Leone”. A Montorio al Vomano la carta del “Leone” è stata adottata come carta più bassa detta “Fu”. A Campli, semplicemente è stata adoperata facendo le veci della carta “Grattaculo”, chiamata volgarmente “Cacaccio”, invenzione unica dei camplesi. Il mazzo barese, a Campli e Montorio, fu usato per una quindicina d’anni ancora, dopo la fine produzione.
Mazzo di carte da Cucù Camplese disegnate da Nicolino Farina
Il mazzo di carte da Cucù disegnato da Nicolino Farina, rimanda alla tradizione della città di Campli. Così, torna in auge il “Grattaculo”, popolarmente detto “Cacaccio”, una figura creata dai camplesi, aggiunta al tradizionale mazzo del Cucù.
Con buona probabilità le speciali carte da Cucù furono portate a Campli dai dignitari della famiglia Farnese (feudataria della città dal 1538) che da Parma e Piacenza si spostarono nel rinomato centro storico abruzzese. La figura del “Grattaculo” fu inventata a Campli per canzonare il giocatore che aveva subito l’effetto di “Hai pigliato Bragon”, un personaggio raffigurato con piante purgative, come la Rosa Canina, tenute in mano. In Emilia fin dalla fine del Trecento esisteva il motto “Cha perse se grata il cullo”.
La figura del “Grattaculo” compare in una matrice xilografica di fine Settecento e in un mazzo di carte realizzate a mano della prima metà dell’Ottocento, entrambi fabbricati a Campli oggi conservati da collezionisti. La particolarità del mazzo da Cucù Camplese del Farina sta nei paesaggi disegnati nelle carte numerali e in alcune figurali: sono tutti scorci camplesi, spesso con ragazzi in primo piano che praticano antichi giochi.