TERAMO – Gli italiani hanno scelto. Il risultato elettorale è netto. Avremo un governo più a destra della storia d’Italia. Sarà presieduto da Giorgia Meloni: leader dei Fratelli D’Italia, che nel passato ha presentato un progetto di legge per cancellare la legge Mancino (che punisce severamente chi opera per ricostituire il partito Fascista); e ha risposto picche alla richiesta della senatrice Segre di togliere dal simbolo la fiamma tricolore; che è legata a filo doppio alla nazifascista Le Pen e ai sovranisti polacchi e ungheresi che guardano all’Europa con diffidenza ed hanno cercato in mille modi di sabotare il PNRR.

Il centro destra ha vinto le elezioni, ma non ha allargato il suo bacino di consenso. Ha guadagnato poco rispetto al 2018, restando sui 12 milioni di voti.

Il centrosinistra aveva 7,5 milioni di voti e ne ha confermati 7,3. Il PD non è andato aldilà del 19%.

Il Movimento cinque stelle è uscito dissanguato: nel 2018 aveva raggiunto 10,7 milioni di voti, nel 2022 è sceso a 4,3 milioni.

La stampa dava il Movimento per spacciato. Conte, protagonista di una campagna elettorale intelligente, è riuscito a conseguire un risultato insperato: oltre il 15%.

L’alleanza Verdi e Sinistra ha superato lo scoglio del quorum (3,6%).

Calenda e Renzi erano convinti di raggiungere un risultato a due cifre. Hanno avuto un modesto 7%.

Unione popolare di Luigi De Magistris, alleata con Rifondazione comunista e Potere al popolo, ha raccolto l’1,5% dei consensi, mentre Più Europa di Della Vedova per un soffio non è arrivata al fatidico 3%.

L’Italia sovrana di Rizzo e Ingroia è rimasta al palo. Sono andati dispersi oltre 500.000 voti.

Salvini si è attestato sull’8,8% (alle Europee era oltre il 25%). Un risultato striminsito che dovrebbe indurre il Carroccio ad una severa riflessione.

Chi canta vittoria è Berlusconi: ha conseguito un risultato che ha sorpreso tutti i sondaggisti. E’ di pochi decimali al di sotto della Lega.

Giorgia Meloni è la sola vincitrice. Il suo partito è cresciuto di quasi 6 milioni di voti. Si è affermata in tutte le regioni. E’ stata premiata per essere stata all’opposizione per 5 anni.

Abbiamo votato con una legge elettorale che premia chi si unisce e penalizza chi si divide. Una legge antidemocratica che cancella dal panorama istituzionale chi non raggiunge il 3% dei suffragi (a volerla fu Renzi quando era segretario del PD).

Alla camera i 4 partiti del centrodestra hanno avuto il 43% dei voti e hanno raccolto il 60% dei seggi. Hanno avuto un premio di maggioranza del 16%. Invece di 175 deputati ne hanno avuti 239.

Va detto che hanno votato 64 cittadini su 100: 9 punti in meno rispetto al 2018, in Abruzzo i punti in meno sono diventati 11.

L’universo del non voto è la prima forza politica (36%) superiore di 10 punti rispetto al partito della Meloni.

Ma quali sono le ragioni del non voto? Molti partiti non hanno più un orizzonte ideologico. Non sono più strutturati sul territorio, si sono prosciugati sul piano organizzativo e i loro dirigenti, per la verità abbastanza mediocri, si illudono che sia sufficiente qualche apparizione televisiva per mantenere il rapporto con l’elettore.

La partecipazione al voto nel mezzogiorno è stata sempre inferiore a quella del centro-nord. Ma il 25 settembre la percentuale dei votanti è scesa al di sotto del 50%.

L’astensionismo è un fenomeno grave. E’ l’indizio dell’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni rappresentative ed è, al tempo stesso, un tarlo che corrode e indebolisce la democrazia parlamentare.

La verità è che il cittadino, l’uomo della strada non ha più fiducia nelle istituzioni e non crede che con il voto si possa cambiare la propria condizione. Sono le forze più povere ed emarginate, soprattutto i giovani, a disertare le urne perchè avertono che non esiste una forza, un partito che sappia farsi carico del loro disagio.

Oggi la società è molto complessa. Nel passato il conflitto di classe era chiaro: il confronto – scontro tra classe operaia e capitale era l’asse portante della lotta politica. La politica si è ridotta ad avere una funzione subalterna nei confronti del potere economico. L’incultura dilagante ha completato l’opera. La parola socialismo è scomparsa. Guai a pronunciarla, quasi fosse una bestemmia.

Il neo liberismo è diventato dominante ed ha contagiato anche il PD che si è affrettato a definirsi una forza democratica liberale. Bisogna ammetterlo, dalla Bolognina in poi è passata la linea secondo la quale il capitalismo è un sistema economico naturale, quindi non trasformabile.

Sfide pesantissime attendono il nuovo governo. Siamo in un mondo in cui milioni di esseri umani rischiano di morire di fame, mentre il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza mondiale. Il nostro pianeta ha subito modificazioni per mano dell’uomo. E’ urgente creare un nuovo ordine politico ed economico internazionale che colpisca i superprofitti e le multinazionali. L’aggressione Russa all’Ucraina continua con il suo bagaglio crescente di morti e distruzioni, mentre la minaccia nucleare diventa un arma sempre più attuale. E’ necessario che tutti si convincano che la strada per raggiungere la Pace non è la vittoria, ma la trattativa.

In Italia stiamo vivendo un momento drammatico per le famiglie, per le imprese, per le aziende agricole e per gli artigiani. La pandemia non è scomparsa del tutto. L’inflazione è arrivata all’8%, il costo delle materie energetiche è alle stelle, il prezzo dei beni di prima necessità aumentano di giorno in giorno. Il ceto medio sta scivolando nella miseria. Le disuguaglianze sono diventate insopportabili, per questo il reddito di cittadinanza deve essere mantenuto con opportune modifiche. A questo punto, sarebbe ingeneroso non riconoscere a Draghi il merito di aver dato un contributo prezioso al Paese in una fase storica difficile e di essere riuscito a tenere i conti a posto.

Il Partito democratico ha convocato il congresso. Oggi questo partito non viene più percepito come forza di sinistra (prende voti nei quartieri bene di Roma ed è ininfluente nelle periferie dove vivono le classi meno abbienti)

Per riconquistare credibilità e fiducia il PD deve invertire la rotta. Deve avere il coraggio cancellare i potentati, i capi corrente, le rendite di posizione.

L’obiettivo deve essere quello di costruire un partito nuovo, con gente nuova. Una forza che abbia un’anima, che sia capace di rivelare alle masse popolari quali valori intende incarnare, che sappia interpretare, le esigenze, i bisogni, le aspirazioni della gente più debole e bisognevole di aiuto.

E’ il tempo di superare le divisioni e di ricostruire la sinistra quale blocco sociale di riferimento.

Mi rendo conto che non sarà una impresa facile. Occorre uno sforzo straordinario e soprattutto tanta umiltà.

Riconoscere gli errori, i limiti e le insufficienze del proprio operare è importante, ma non basta.

Bisogna bandire l’arroganza, i pregiudizi, i settarismi e puntare sulla unità di tutte le forze democratiche progressiste. Bisogna creare un’alleanza duratura non episodica, che abbia al centro la vigilanza sulla Costituzione, la difesa dei diritti civili, la lotta contro le disuguaglianze, la salvaguardia dell’ambiente, un nuovo modello economico che garantisca lo sviluppo e la piena occupazione.

Molti cittadini in questi giorni mi hanno chiesto se sono preoccupato per la vittoria di questa destra. Certo, che lo sono. Ma adesso le posizioni sono chiare. Torna in campo la politica. C’è una destra e c’è una sinistra purtroppo ancora divisa. Attraverso un lavoro di lunga lena si possono creare le condizioni per costruire un’alternativa vera e credibile alla destra partendo dai problemi della gente.

Antonio Franchi già senatore della Repubblica