“Ho speso la mia vita per rincorrere i miei ideali, da sindaco mi sono schierato dalla parte degli ultimi e dei rifugiati, mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra da un’immagine negativa. È stata un’esperienza indimenticabile. Non lo so se i delitti di mafia vengono puniti con le stesse sentenze. Io non avevo i soldi per pagare gli avvocati. A me mancano i soldi per vivere, come farò a estinguere questa condanna? Oggi è tutto finito.”

Giustizia è fatta. Incredibile. Inaudito.

Mimmo Lucano è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di carcere nel processo Xenia sul modello Riace. 13 anni! Quasi il doppio di quello che aveva chiesto il pm. Neanche ad un assassino in Italia danno 13 anni. Questa sentenza è una coltellata al cuore a un uomo che non si è mai arricchito di un solo euro, a un visionario che ha provato a cambiare la storia dell’immigrazione, ai cittadini di Riace, alle decine di migliaia di migranti che sono passati da qui in vent’anni, ai milioni di persone che hanno creduto di poter cambiare l’accoglienza e il mondo. Ma è, soprattutto, una coltellata alla nostra idea di giustizia. Una giustizia nella quale trattare con la mafia non è reato ma se salvi migliaia di disperati da guerra, fame e miseria ti trattano come un criminale.

Oggi hanno ucciso Riace, ma è solo il primo tempo. Tredici anni e due mesi di reclusione. E’ questa la gigantesca e francamente spaventosa condanna inflitta dai giudici del tribunale di Locri nei confronti di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace considerato colpevole dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti in relazione ai progetti di accoglienza agli immigrati. Per l’ex primo cittadino la Procura aveva chiesto la pena di 7 anni e 11 mesi di carcere. Non ho mai avuto il mito (a mio avviso eccessivo e politicizzato) di Mimmo Lucano, ma trovo questa sentenza non poco inquietante. E non è la prima, in questo periodo.

Le sentenze si rispettano ma si possono commentare. Io sono stato a vedere Riace e posso dire che Mimmo Lucano è il sindaco dell’accoglienza, della solidarietà, della fratellanza. E della pace. Ed è stato condannato a 13 anni e due mesi. Considerato un criminale. Viva l’Italia democratica e la Costituzione. Il tribunale di Locri ha sentenziato che Mimmo Lucano è a capo di un’associazione a delinquere, con presunti illeciti nella gestione dei migranti. Non ha ucciso, non ha rubato, non ha stuprato, non ha sfruttato. Ma è stato condannato a 13 anni e due mesi oltre a 700.000€ di multa. Peccato che questa storia è stata condivisa da decine di migliaia di persone e nessuno ha mai percepito di vivere dentro un sistema criminale. Il modello Riace doveva essere annientato e, oggi, hanno messo una pietra tombale. Lucano era imputato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

E’ una vicenda inaudita. E’ una sentenza lunare e una condanna esorbitante che contrastano totalmente con la vaghezza e la genericità del capo d’imputazione e le evidenze processuali.

Che la legge uguale per tutti sia solo una bella idea è risaputo, difficile pensare diversamente. Forse aveva ragione Giovenale a dire “quis custodiet custodes” chi guarda i guardiani ? Per farla breve qualcuno dovrà spiegare come sia possibile che una procura dia una interpretazione opposta rispetto all’altra, come a dire che a ritrovarsi in un’aula di tribunale con scritto di fronte sul muro “La legge è uguale per tutti” è una lotteria della democrazia. Per carità è chiaro che agli ignoranti come noi sfuggano mille ragioni del perché e del percome, ma che la giustizia in Italia sia un problema è arcinoto, infatti dalla stessa UE arrivano diffide e sanzioni, sul malfunzionamento e sulle disfunzioni. Per non parlare del dubbio, per usare un eufemismo, che la giustizia sia orientata e politicizzata, insomma che la legge sia uguale per tutti, ma come insegnava George Orwell, per qualcuno sia molto più uguale.