TERAMO – Neanche il mese scorso, il coordinamento FIAB Abruzzo Molise ha incontrato l’assessore regionale alla mobilità Umberto D’annuntiis, rappresentando, come era già accaduto in diverse altre occasioni, l’opportunità di dotarsi del Piano regionale della mobilità ciclistica (tra l’altro obbligo normativo regionale datato 2013 e reiterato in successive leggi nazionali).
Uno strumento di pianificazione di cui, ribadiamo, la Regione non è dotata, nonostante sia vigente l’obbligo, previsto proprio dalla richiamata norma regionale del 2013, di aggiornarlo ogni 3 anni (ben 4 aggiornamenti mancati!).
Ora, nel settore della mobilità ciclistica, sia essa urbana che cicloturistica, dal 2013 ad oggi sono accadute parecchie cose: fra quelle di indubbio rilievo vi è la realizzazione della ciclovia dei trabocchi, nel tratto Ortona – San Salvo, ma anche il completamento di tanti altri tratti più a nord, tanto da costituire ormai un tracciato abruzzese quasi senza soluzioni di continuità.
Un’opera impensabile, fino a pochi anni fa, ma che, nonostante gli sforzi, necessita ancora di tanti aggiustamenti, e alcuni spesso sono portati a compimento grazie a linee di finanziamenti intercettati di volta in volta, con il rischio di portare a incoerenze costruttive legate ad una mancata pianificazione: dimensioni e cromie sono spesso frutto di scelte locali, come anche la segnaletica, non essendo disponibile un generale piano di segnalamento.Ma qualcosa si muove, anche sotto la spinta della piattaforma FIAB dei Comuni ciclabili, che quest’anno sono arrivati a 19, per la maggior parte lungo la costa.
Fra tutte le cose che mancano, adeguamenti dimensionali, raccordi, tenuta del manto stradale, manutenzione ordinaria, cura e decoro della vegetazione di corredo, stalli, presidi strumentali di primo soccorso meccanico, punti acqua, ecc. ecc. disorienta leggere che ci sia chi abbia pensato di disciplinare l transito dei velocipedi su alcuni tratti, quello della Costa dei Trabocchi nella fattispecie, apponendo un curioso limite di velocità di appena 10 km/h.
Seppur dichiarata nell’atto amministrativo, ovvero tutela dell incolumità pubblica (sulle piste ciclabili?), non se ne comprende appieno la ratio nè la possibile e concreta applicabilità, visto che 10 km/h è la velocità dell’abbrivio per stare in equilibrio sulle due ruote (ne parla Einstein da qualche parte). Ma è anche la velocità che si raggiunge, senza pedalare, se si ha il vento a favore (anche di bolina, per gli esperti di navigazione sul mare).
Abbiamo fatto caso che il comune di San Salvo non è compreso nel provvedimento: e perché mai? Allo stesso modo ci chiediamo preoccupati se tale determinazione possa essere presa come modello da adottare per tutta l’estensione di Bike to Coast, e se non addirittura costituire un precedente per l’intera rete cicloviaria nazionale.
A questo punto, non possiamo che auspicare una impugnazione dell’atto da parte del Ministro Salvini, che in fatto di sicurezza legata ai limiti di velocità sembra uno dei più preparati in Italia!
Due pensieri finali:
- chi va in bici, come fa a controllare la propria velocità visto che i “velocipedi” non sono dotati di tachimetro né sono obbligati ad averlo?
- se si usasse lo stesso criterio con le auto, allora si potrebbe imporre il limite di 30 km/h su tutta la statale 16 Adriatica?
Le foto della segnaletica sono dell’agosto del 2022, ma era già presente da tempo, ed è già visibile il limite dei 10 kmh. Qundi era già stato emesso un provvedinento restrittivo?