Vicenda Teramo Calcio: ruota attorno alla gestione futura e per 17 anni, dello Stadio “G. Bonolis”. Senza voler ribadire che di tale condizione sine qua non sarebbe stato molto meglio se fosse stata anticipata da Franco Iachini, proprio per non creare facili entusiasmi ed aspettative nell’opinione pubblica, il problema vero verte sulla quantificazione data per l’affidamento: circa 1.500.000,00 di euro, incluso il rifacimento del campo.

Tale somma equivarrebbe a poco più di 88.000,00 euro annue, vale a dire molto meno di quanto percepisca, oggi, il gestore, dalla sola Teramo Calcio Srl. E’ antipatico fare i conti in tasca altrui, ma è facilmente presumibile che le attuali entrate del “Bonolis” non siano riconducibili al solo club di Luciano Campitelli e che, soprattutto, quelle del 2018 siano diverse (come lo sono) rispetto a quelle del 2016, base di partenza dalla quale è stata predisposta l’offerta.

E’ proprio questo il nocciolo della questione: seppur nel rispetto delle metodologie tecniche condivise e da applicare, la sostanziale differenza tra offerta ed eventuale accettazione, è compromessa dal dato di partenza, che nel 2018 registra un forte incremento rispetto al 2016 (non si dimentichino le locazioni esistenti, i ripetitori vari presenti, forse qualche ammortamento in meno ed il Teramo Calcio incluso).

Traduzione? Il “dovuto” finale prevederebbe una somma, almeno ipotizzata dall’attuale gestore, in forza dei numeri e dei metodi applicativi, molto più vicina al triplo che al doppio rispetto a quella ricevuta (nell’impianto esistono, peraltro, anche diverse potenzialità inespresse e da dover valorizzare).

Franco Iachini, decisionista come un imprenditore probabilmente dev’essere, ha scritto che l’offerta è quella e che tale rimarrà, dando anche un termine di validità alla proposta: Cantagalli, altro imprenditore, altrettanto decisionista, ha risposto che la ritiene risibile, il tutto mentre la data del 3 giugno è alle porte.

Qui non è una questione politica: è una trattativa privata che passa sulla testa di una città. Una delle due parti dovrà cedere, mentre Luciano Campitelli lo ha già fatto: bella non è!