TERAMO – Il 30 e il 31 marzo sono stati due giorni di dibattito e di riflessioni sui destini dell’istruzione professionale nel nostro territorio. L’occasione è stata fornita dal corso di formazione organizzata da Proteo Fare Sapere e dalla FLC CGIL Abruzzo Molise sul tema “L’istruzione professionale risorsa per una scuola aperta al territorio”. Quasi cento docenti dell’istruzione professionale statale hanno partecipato a questa proposta formativa.

Il 30 marzo Nilde Maloni, dirigente scolastica e formatrice, è partita dall’analisi dei dati per l’anno scolastico 2021/2022 che confermano la tendenza ad un calo progressivo delle domande di iscrizione agli istituti professionali. Si tratta di tendenza negativa che ha portato a dimezzare il numero degli studenti in poco più di un decennio e che conferma il mancato interesse per il settore più organicamente strutturato per essere funzionale ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro. Nel suo contributo ha proposto delle piste operative di azione per affrontare le criticità.

E’ toccato a Mariagrazia Pistorino, segretaria nazionale della FLC CGIL, intervenendo sulle trasformazioni organizzative, metodologiche e didattiche, ha ripreso le fila delle questioni ancora aperte nell’istruzione professionale, a partire da organici non adeguati all’offerta formativa, da risorse ancora insufficienti per affrontare le emergenze del settore, alla mancanza di una formazione specifica per chi lavora negli istituti professionali. Non servono continui interventi normativi, ma piena flessibilità, l’autonomia scolastica e  nessuna rigidità  sugli ordinamenti.

Gli incontri sono proseguiti il 31 marzo  con Raffaella Brunelli, formatrice e docente presso un istituto professionale di Rimini, che nel tracciare l’identità e l’assetto didattico del settore, ne ha affrontato le debolezze strutturali proponendo interventi concreti sul versante dell’orientamento, sul curricolo opzionale, con una progettazione didattica dal basso, che tenga conto dei docenti presenti, del ruolo degli organi collegiali e di quello fondamentale del tutor. Ha proposto azioni sulle unità di apprendimento e modi per affrontare alcuni nodi problematici quali l’orientamento/riorientamento, la transizione, i crediti ed il rapporto con le realtà esterne (Stage aziendali).

Anna Ciampa, d.s. di un istituto professionale molisano, ha messo in evidenza  il grande lavoro fatto anche nelle piccole realtà fragili sul versante produttivo. Si è soffermata sulle opportunità che danno ai ragazzi le quote di flessibilità dell’orario (fino al 40% del curricolo), per affrontare le fragilità nelle quali si trovano e sull’importanza dell’apprendistato qualificante che potrebbe rappresentare una sfida per affrontare le difficoltà del sistema. Ha concluso constatando che ancora manca la consapevolezza che l’istruzione professionale è formazione che serve al territorio.

Alle relazioni sono seguiti interventi e riflessioni che hanno evidenziato le cause che stanno marginalizzando gli istituti professionali. Sono le regioni del Mezzogiorno a far registrare il numero più basso di scritti ai professionali.  Eppure i professionali non possono rappresentare un settore residuale essendo una connessione nella realtà tra economico e sociale, in vista dello sviluppo dell’apprendimento permanente. Si tratta di risolvere le criticità, per proiettarsi verso una società più inclusiva, dove anche nelle professionali si formino cittadini consapevoli, pienamente inseriti nelle dinamiche produttive locali, anche in vista delle trasformazioni in atto nei settori produttivi e degli impegni  europei verso uno sviluppo sostenibile.