TERAMO – Il centro destra tentenna nella scelta del proprio candidato; Futuro In, se il ventaglio resterà l’attuale opterà, giocoforza, per il “civico” Carlo Antonetti, mentre Pietro Quaresimale, il cui silenzio è lodevole, resta alla finestra, nella consapevolezza del fatto che, nello stesso schieramento che dovrebbe essergli fedele in maniera compatta, c’è chi avrebbe gradito, già dalla riunione di Pescara, l’ex deputato Paolo Tancredi, e non come alternativa.

Quest’ultimo vede la politica in maniera diametralmente opposta a chi la sta gestendo. Recentemente ci disse: “Un candidato che affronta un Sindaco uscente deve iniziare a lavorare con sei mesi di anticipo e con un gruppo coeso”. Praticamente è l’esatto opposto di quel che si registra a Teramo; sarà questo il motivo principale per il quale Tancredi non ha dato, ad oggi, la propria disponibilità?

Probabilmente no e c’è dell’altro, sicuramente ancorato anche alla mancata capacità, non volontà (forse), di persuaderlo: possibile che nessuno sia riuscito nell’intento di toccare le “corde giuste”?

Perché non si è partiti dall’assunto che il suo nome chiuderebbe quel cerchio che gli attuali candidati o “presunti” non chiuderanno mai, aggiungendo la parola “teramanità”?

Cosa si cela dietro un modus operandi della politica raffazzonata, priva di linearità e di coerenza che, al contrario, dà l’impressione di tendere al podio più alto spettante a chi avrà sbagliato di più?

Provate ad immaginare Paolo Tancredi in campo, sostenuto da un centro destra compatto: l’ipotizzabile scenario sarebbe identico all’attuale? Probabilmente no.

Anzi, no.