A parte tutte le altre cose che hanno reso eccezionale il passaggio di Maradona sulla scena di cui tanti di noi erano pubblico, e delle cui cose si è detto e si dirà ancora molto, il libro di Leo Nodari “Y todo el pueblo cantò” cerca di ricostruire quel che più ha emozionato, fatto sognare, piangere, esaltare commosso, in quegli anni là . Con gli strascichi che sono proseguiti. Il libro di Leo Nodari “Y todo el pueblo cantò: Vita, morte, miracoli e peccati dal calciatore più forte del mondo” ci permette di ricordare cose che sono state indimenticabili più che emozionanti. Questo libro che dovrebbe essere letto non solo da chi ha amato Maradona ma da tutti gli amanti del calcio, ci permette di recuperare ricordi da vecchi post, foto sbiadite, e incollarli in fila.
Per condividere con l’Autore ogni riga, per ammettere alla fine che Diego è stato sintesi di bellezza e spavalderia, passione e tradimento, vita e morte, bianco e nero. Ma resterà per sempre il nostro “ooooooohh” ogni volta che lo rivedevamo. La nostra meraviglia ogni volta per lo spettacolo e per la naturalezza con cui giocava, propria di chi è il più forte e basta, e non doveva dimostrare niente. El Pibe de oro è tutto lì in quelle pagine. E di nuovo mi fa quell’effetto, lo stesso, stasera, leggendo questo libro.
La mia linea è quella del bambino di Napoli che ha scritto “Maradona, anche se io non l’ho conosciuto, non è un personaggio inventato, come Re Artù o l’Uomo Ragno. Maradona è veramente esistito, ed esiste ancora!”.
Diego Armando Maradona al San Paolo ha regalato emozioni forti, con il suo sinistro ha inventato traiettorie impossibili, incantato i portieri, i tifosi e non solo quelli del Napoli, una squadra, una città al quale l’ex Pibe de Oro ha regalato due storici scudetti e una Coppa Uefa. Maradona è stato l’idolo di tutti quelli che amano il calcio, ma per i napoletani è stato un vero e proprio Re, un grande amore che fu costretto a scappare dall’Italia per la droga, l’unico avversario che Maradona non è riuscito a dribblare, ma che da più di un anno è uscito dalla sua vita. Nel libro sembra di vedere Diego che fugge, in queste condizioni è davvero penoso.
“Diego The King” c’era scritto in uno striscione che occupava tutta la curva nella sua ultima partita. E the king resterà per sempre.
Chi pensa che Diego Armando Maradona sia solo “calcio” è fuori strada. L’argentino non è stato solo il giocatore più grande della storia, è stato molto di più, è stato l’uomo che non si è nascosto dietro il campione. È stato tecnica e scaltrezza, eccezionalità è umanità ma anche odio e amore, emozioni forti e cadute rumorose, grandezza e fragilità, paradiso e inferno, eccezionalità e “normalità”, forza e debolezza, grandezza e miseria, ragione e sentimento, gioia e dolore, campione che è rimasto uomo, fino in fondo, fino alla fine con i suoi pregi e difetti. Questo è quello che rende Maradona unico. Prendere o lasciare, Maradona era questo. Non un compromesso, non il campione che nasconde l’uomo con tutti i suoi limiti. Parlando del Pibe de Oro i due aspetti non si possono dividere, sono due facce della stessa medaglia. Maradona ha regalato sogni toccando il cielo con un dito. Quel dito che gli è servito per spingere il pallone con la “mano dei Dios” . Per questo tutto il mondo ha pianto per lui. Per questo il suo essere è destinato a vivere per sempre. Per questo dico grazie a chi ha voluto raccoglierne il ricordo. Perché non dimentico che “ y todo el pueblo cantò…”.
Andrea Romano