TERAMO – Molto scetticismo attorno al Teramo, a distanza di una settimana. Nel post Pesaro avemmo l’impressione che si esagerasse per l’esatto opposto: è il calcio, è la passione di una tifoseria, quella biancorossa, che ha patito così tante vicissitudini, negli ultimi anni, che va assolta e compresa. Ma non condivisa in assoluto.

Forse una valutazione più serena non porrebbe sul banco degli imputati Federico Guidi, errori eventuali di Imola a parte perché privi di controprove, né la società che, provando a strafare, non avrà gestito benissimo né il post-partita ultimo, né il post-ingaggio di Cisco, quando sarebbe stato sufficiente dichiarare “…questa operazione chiude il mercato“. Succede invece che, perdendo immeritatamente una partita al 93^ ed alla vigilia dell’addio biancorosso di “Mimmo il Calcio” (non più gradito, meglio ricordarlo, dal 95% della tifoseria – ndr), si mettano in discussione tante cose, troppe cose.

La passione, spesso, può tradire e ci sta, ma non dovrebbe mai cancellare il non vissuto emozionale precedente, quando s’era addirittura smarrito il vocabolario quotidiano del calcio: preferiamo le critiche ad altro, sicuramente, anche non condividendole.

Alla vigilia dell’importante gara di Siena, contro una squadra che, per quanto forte nell’organico ha raccolto molto meno del poco raccolto teramano, di tutto ci sarebbe stato bisogno, ma non certamente del pessimismo latente che respiriamo in giro.

Sapevamo dall’estate scorsa, infatti, che tipo di campionato avrebbe affrontato il Teramo, che ha disputato le prime 20 gare del torneo con una squadra senza né capo, né coda ma con lo stesso allenatore, prima bravo-bravissimo, oggi non più.

Fortunatamente è diversa la società.